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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a March.a Roberti
per Morrovalle
Ho veduto, e più volte, vostra sorella, che trovo molto bene in salute, molto amabile al tratto, molto disinvolta nelle maniere. Sembrami quella Ignazîna di un tempo, della quale io vi scriveva la buona Ignazîna. Nulla de’ suoi modi mostra del monacale, nulla del troppo secolaresco, nulla di piccolezza ne’ suoi discorsi, nulla di ambiguo nel suo contegno. Circa a’ di lei progetti per l’avvenire, è questo un punto ben delicato su cui non par bene il trattenersi e insister di soverchio; la veggo però assai tranquilla sul passo che ha fatto e sulle sue conseguenze. La mia voce (e vi ripeto oggi più seriamente quanto vi dissi con un po’ di celia nella mia precedente dell’8) non può avere che lieve efficacia per iscuotere risoluzioni prese con animo deliberato. Di molto però è capace il tempo: di molto son feraci le circostanze.
Principale scopo di questa mia lettera è il darvi avviso che Ignazîna partirà co’ SS.i Bruni nella diligenza di sabato 22, cosicché presto si troverà in vostra compagnia. Fate i conti sul vostro lunario, perché i lunarii dan buone lezioni sul passato e sul futuro.
Mille cordiali saluti a Pirro, a Matilde, alla Marchesa, a Checco. Son quattro: è facile la divisione con un taglio in croce. Co’ miei saluti sono stemprati anche quelli di Ciro; è tutta una frittata.
Sono con molta stima e sincerità
Il Vostro aff[ezionatissi]mo a[mi]co e servitore
(Voltate)
P.S. — Nel punto di mandare alla posta il presente mio foglio ricevo l’altro vostro del 12, e ve ne accuso ricevimento.
Dopo il già dettovi nella pagina quì a tergo, poco mi resta ad aggiungere. Se vostra sorella è stata sorpresa e spogliata da genti avide del suo, parmi doversi dire più colpa di quelle che di lei. Il lasciarsi spogliare dimostra tutto-al-piú debolezza: lo spogliare è poi assoluta birberia. — Con Ignazîna ho io creduto assumer parole assai moderate, e consigli ben circospetti, che sogliono fruttificar meglio che non le vive censure, allorché non si scherza. La vostra voce, e quella della madre, compiran, forse, l’opera. Mi dite d’amar sempre vostra sorella: lo credo. L’amore adunque troverà i più persuasivi argomenti ché n’è ben capace.
Oh adesso va bene. Quando ci son tutti i lunarii sino ab initio, la faccenda cammina come un frate cercante. Si contano i libretti, e si aiuta così la memoria, appunto al modo che Voi mi dite andar talvolta facendo. Uno, due, tre, quattro etc., e il dato anno è trovato. Io poi conto gli anni con un altro metodo, cioè dalle ciabatte, perché per solito con un paio di calzature all’anno me la sfango sovranamente; e se in uno di questi anni m’accade qualche avvenimento di maggior rilievo, lo noto sotto la suola accanto al numero del millesimo che non manco mai di notarvi con un certo contrassegno di bollette. Così le mie ciabatte mi tengono luogo de’ chiodi de’ Consolati della buona memoria di Roma.
Vi ringrazio della premura che dimostrate per la mia salute. Ne avrò cura per quanto potrò. Fate anche voi così della vostra, e guardatevi soprattutto dall’aria notturna, perché nuoce alla testa ed al petto, le due parti le più delicate.
Mi avvertite che lo scrivere Madem invece di Madam fu error vostro; ed io avverto voi che non si scrive né Madam né Madem: si scrive Madame. Adieu donc, Madame: veuillez bien agréer les nouveaux témoignages de mon estime et de ma parfaite considération.
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