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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
per Morrovalle
Dalla vostra del 12, giunta in Roma jeri (domenica) appresi i particolari del viaggio di Ignazîna: però già dal sabato antecedente ne aveva io saputo il ritorno. Andrò a visitarla appena potrò. Chi fosse Trofonio (o, come altri dicono, Trifonio) potrete agevolmente rilevarlo da tutti i libri di mitologia.
Indifettibilmente non vuol dir nulla: Indefettibilmente [sic], se si usasse, potrebbe dir qualche cosa, e deriverebbe da indefettibile o indefettibilità: ma non si usa. Questi due ultimi vocaboli sono entrambi termini teologici. L’uno è aggiunto di qualità delle cose che non possono mancare, ma debbono sempre sussistere: l’altro è l’astratto di simile qualità; e dicesi di ciò che non può venir meno, per esempio del Carattere della Chiesa etc. Chi quindi dicesse indefettibilmente vi farò un presente, errerebbe all’ingrosso, perché l’indefettibile e la indefettibilità debbono supporre cosa già esistente e non capace di cessazione. Oltrediché, il cavar da simili sensi un avverbio, che non è altro sennonché una qualità di un verbo (cioè di un’azione o di uno stato di essere) si oppone diametralmente all’indole del vero significato. Peggio poi parlando di azioni future.
Ecco risposto al vostro novello Quesito. Soffrite però che io vi faccia osservare che se vorrete occuparvi di tutti gli spropositi che incontrerete in carte, in libri, in anelli etc. etc., avrete al mondo troppo faccende, e gli oracoli si ammutiranno, e tanto più quelli non consultati oralmente.
Ciro vi rende mille saluti. Io vi aggiungo la mia buona porzione per la Marchesa, per Pirro, per Matilduccia ossia Mitirdola, e per Checco.
Sono sinceramente
Il vostro aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
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