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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
per Morrovalle
Come Voi obbligantemente desideraste, Vi annuncio che Ciro ebbe la laurea, e ne fu insignito l’altro ieri innanzi al Cardinal Camarlingo. Eccolo dunque dottore: spero di viver tanto da vederlo avvocato. Lo studio di questo ultimo anno, e più ancora di questi ultimi mesi, essendo stato più forte ed assiduo del tempo precedente, lo ha sensibilmente dimagrato e impallidito. Accorgendomi di ciò andava io proponendomi di ricrearlo con un viaggetto alquanto più lungo del giro eseguito nello scorso 1844; ma purtroppo è vero che l’uomo propone e iddio dispone. Una orribil tempesta ha spianato tutti que’ pochi beni che sono a Ciro rimasti nell’Umbria presso Cesi, i quali formano l’avanzo del di lui patrimonio. Ci conviene adunque abbandonare ogni altra idea di diporto per accorrere sui luoghi onde procurare di porre qualche rimedio a parte almeno del danno, che, relativamente alla entità dei fondi ed ai limiti de’ nostri mezzi, dicesi immenso. Fra tre o quattro giorni, al più, saremo partiti, e là prenderemo alla meglio le nostre misure.
Mi recai giorni addietro al Monistero del Sacro cuore per salutare Ignazîna onde prenderne congedo e anticiparle gli auguri pel suo onomastico; ma seppi da una reverenda suora non trovarsi essa in Roma, bensì a Loreto.
Porgete i miei affettuosi saluti a Pirro e alla cara Matilde, non che alla Marchesa vostra madre ed a Checco, unendovi anche quelli di Ciro.
Divertitevi nella prossima festa di S. Burtolammè, e dedicate alla mia memoria il piacere di un razzo.
Sono cordialmente
Il vostro obbli[gatissi]mo aff[ezionatissi]mo a[mi]co e servit[or]e
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