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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
per Morrovalle
Con poche parole potrò riscontrare la vostra del 19, giuntami ieri. Da tre mesi è Ciro infermo, ed io non ho pace né giorno né notte. Dal 1° al 15 maggio fu Ciro malato con rosolia: dal 16 al 31 patì lenta flogosi nelle glandule del basso ventre. Il 1° lug[li]o il male divenne un deciso gastrico mucoso: poi passò in nervosa. Nel 28 giugno apparvero ulceri e infiammazioni in gola con minaccia di passaggio allo stomaco e agl’intestini. Sempre poi copiosa diarrea. Cura immensa, continua, dispendiosissima; pericolo di vita sempre presente. Fra due o tre giorni si pensa trasportarlo di peso in qualche vicino luogo di aria migliore, perché quì in Roma, con questa opprimente caldura, è impossibile che risorga più. Figuratevi il mio stato! Ho passato 50 giorni continui presso il letto dell’infermo: il resto immaginatelo di per voi.
Rita è in Roma: deploro la morte del buon Nannino, godo del miglioramento di Checco: saluto di cuore Matilde, Pirro, Checco e la Marchesa; e in somma fretta mi ripeto
V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
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