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Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia

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All’Onorevole

Sig.r Giuseppe Gioachino Belli

Piazza Poli

Palazzo Poli

Secondo Piano Roma

 

[Di mano del Belli: Ric. il 22 Risp. il 31]

Morrovalle, luglio 1834

Amico car[issi]mo

Ora che sono sicura della vostra dimora in Roma vi scrivo. La mia delli 8 maggio giunta costì in vostra assenza mi fu fatta riscontrare da vostra moglie col mezzo di mio socero... Essa mi fece dire che voi non volevate in modo alcuno dirigere la educazione istruttiva di Matilde. Questa chiara dichiarazione mi mortificò non poco perché mi fece conoscere che io avevo per tanto tempo insistito in una cosa che voi non volete fare, ma perdonate, la colpa è vostra. In tutte le vostre lettere voi mi avete sempre ripetuto che ve ne credete incapace, adducendomene alcune pretese ragioni. Amico mio, se vorrete mettere da parte la modestia, conoscerete bene che questo motivo non poteva mai persuadere persone che vi conoscono, e perciò vi stimano assai. Ecco il motivo per cui, non valutando le vostre proteste, ho seguitato a darvi tante seccature. Ma se voi mi aveste detto prima, che non volevate occuparvi dei [sic] studi di Matilde per la bella ragione che vi seccava, io avrei taciuto immantinente, e nel mentre che voi non sareste stato importunato, io non soffrirei il dispiacere di esservi stata tanto nojosa. Ora dunque fa duopo [sic] che mi diciate se vostra moglie, o io abbiamo preso equivoco nel giudicare de’ vostri sentimenti, e siate certo che io mi regolerò in avvenire a norma della vostra risposta.

Finalmente ho ricevuto il Letronne. Questo se lo aveva ritenuto mio cognato Ettore per studiarlo, e lo ha trovato tanto bello che ne ha ordinato una copia per se. Vi farei ridere se vi narrassi tutte le incrociature, ed i male intesi che sono accaduti per passarvene i baj:[occhi] 60 d’importo. Vi farò questo racconto a miglior tempo. Intanto vi chieggo scusa del ritardo, ed affinché non accadano in avvenire altri impicci, nell’ordinario venturo vi spedirò per la posta i d.[ett]i baj.[occhi] 60. Mandate dunque alla posta de’ franchi a riscuoterli.

Non avendomi voi esclusa la possibilità di una vostra visita, mi autorizzate a sperare di rivedervi. Se in altro tempo la vostra visita mi fu sempre gradita, oggi mi sarebbe doppiamente pel piacere che recherebbe a Pirro. Venite dunque se volete fare cosa gratissima ad amici che vi stimano sommamente.

Voi mi dite che chi avesse voglia, ed abilità potrebbe compilare una miteologia [sic] a guisa di genealogia e per famiglie, insomma una specie di storia mitologica sulle tracce della teogonia di Esiodo; e mi suggerite di scegliere tra i miei amici o i miei abati uno che abbia queste qualità per accingersi all’impresa. Sì, il migliore degli amici miei possiede l’abilità in grado eminente. Volendo, egli può compilare una opera su tale oggetto a perfezione. Questo amico si chiama Giuseppe Gioachino Belli. Voi lo conoscete, sebbene gli facciate la ingiustizia di non avere di lui tutta quella stima che merita: interrogatelo dunque per me. Se egli ha tempo e voglia di occuparsene, siate certo che verrà alla luce una opera assai bella. Addio.

Pirro, mamà, e sopra tutti Matilde vi salutano. Io mi ripeto col solito attaccamento

 

L’amica V[ostr]a di cuore

Vincenza Roberta Perozzi

[sotto cancellatura]

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