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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
All’Onorevole
Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
N. 18 Roma
[Di mano del Belli: R° il 1° febbraio 1840]
Morrovalle, 26 dicembre 1839
Ho ricevuto la raccolta di piccola porzione delle vostre poesie: le ho gradite sommamente, e ve ne ringrazio tanto tanto tanto. Vi confesso che appena giuntomi il libro ho dato una scorsa ad ogni principio di sonetto per sospetto che ve ne fosse alcuno di quelli che faceste per me. Se anche un solo ve ne avessi trovato, non poteva più essermi gradita la intera raccolta; ma godo nell’avere osservato che non avete fatto parte ad alcuno di ciò che a me sola appartiene. Io serbo ancora tutti intatti questi pegni (diciamolo pure) del vostro affetto. Mi piace di rileggerli sovente io stessa, e qualche volta di farne udire alcuno anche ad altri, ma di essi non deve esisterne mai copia alcuna finché io avrò vita. Voglio che sieno miei, come unica io sono stata ad ottenerli di tal natura dall’autore. E così sia. Torniamo al silenzio su questo punto, silenzio che forse ho errato nel rompere adesso.
Non vi dico nulla di Matilde perché ignora che vi scrivo. Essa è occupatissima nel giocare a tombola, e non voglio metterla nell’angustia o di dover lasciare il suo gioco prediletto, o di veder partire la lettera senza avervi aggiunto.
Mia sorella per la morte del [sic] zio Solari è divenuta una ricca signora. Egli ha lasciato usufruttuaria Zia di tutto con libertà di donare a chi le piacerà e parerà [sic] qualunque oggetto mobiliare di casa, qualunque gioja o argento, e qualunque capo di bestiame. Le ha lasciato poi di poter testare a suo modo di un terreno del valore di circa 4.000 scudi, che unito alli suoi scudi 3.000 di dote formano un capitale di scudi 7.000 di cui Zia può testare. Oltre ciò ha lasciato a beneficio de’ di lei eredi un’anno [sic] di rendita dopo la di lei morte, e questo vuol dire fra i 4.500 e i cinque mila scudi perché tale è la rendita annua di Solari. A mia sorella poi le ha lasciata in proprietà una possessione del valore di scudi 2.200 circa, le carrozze ed i cavalli che si troveranno alla morte di zia, tutte le gioje che ora possiede, e tutto quello che le potrà donare la zia. In usufrutto poi avrà, dopo la morte di zia, l’appartamento piano terra, il giardino, e le case annesse. Un’assegno annuo di scudi 600, e tanto grano, granturco, olio, formaggio, majale, ed altri generi, e tutte le biancherie, ed argenti senza obligo [sic] di alcun rendimento di conto. Di più libre 8.000 annue di fieno per il mantenimento dei cavalli. Vi sono anche altre bagattelle che ora non rammento. Insomma ella ha assicurata la sua fortuna, e a dir vero se lo merita.
Addio, vado anch’io a giocare con Matilde, e gli altri. Vi auguro buon capo d’anno, ed in seguito altri 50.
Pirro vi abbraccia. Io sono sempre
L’amica vostra affezionatissima
[sotto cancellatura]
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