Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.a Vincenza Perozzi, N. M.sa Roberti
per Morrovalle
La lettera per S. Giuseppe non mi è giunta; l’altra del 18 cadente mi arrivò ieri. Dal di lei tenore mi sembra che tu mi supponga in piedi e in piena convalescenza, ma buon Dio! È tutto al contrario. Ecco ormai spirare i due mesi di letto, e la mia malattia anzi le mie malattie si riproducono ogni momento con caratteri stranissimi e mutabili, che fanno strabiliare i medici incerti sempre del che fare. Chi può dunque prevedere quando io sarò guarito? — Oggi mi son fatto alzare sopra il letto per farti questa risposta che richiede la mia mano; ma scrivendo sudo a grandi gocciole. Ieri non avrei potuto davvero: credetti di morire. Il tuo invito al casino di Macerata è espresso con parole che veramente mi hanno penetrato, ma non potrò davvero venire. Lasciamo stare la mia volontà personale che questa volta sacrificherei volentieri alla gratitudine che sento verso tanta amicizia. Ho altre ragioni non poche che qui non enumero per mancanza di forza nello scrivere, ma che se tu oggi ignorandole non saprai come approvarle, non le condannerai quando te le avrò sviluppate. Mi limiterò per ora a questa. La mia malattia con la convalescenza, andando anche bene, non potranno essere finite che nella calda stagione: e allora nello stato di estremo deperimento, a cui sono ridotto e di più in più mi vado riducendo, il viaggio per me sarebbe non breve e molto incomodo. Invece il luogo dove ho stabilito di andare non è distante da Roma che 60 miglia tutte piane meno le ultime due un poco ineguali.
Esso luogo è nella provincia di Frosinone presso le patrie dei briganti. Non mi dispiacerà di conoscere nelle loro case que’ figli della natura. Se sei ragionevole e quando ti avrò pure detto che i miei medici stimerebbero pel mio stato un po’ troppo viva l’aria di Macerata, mi manderai assoluto. Ti prometto però sin da ora che quando potrò farlo, visiterò te e il tuo casino. — Circa il disegno, in verità è malconcio dai tarli. Il farne un altro non è più del mio tempo né del mio gusto: peggio in oggi: non avresti che la immagine di un cadavere. Appena sarò guarito ti farò invece un altro regalo che non ti piacerà forse meno. Che se per caso me ne andassi all’altro mondo te ne farei una specie di legato. Non posso andare più avanti perché fra l’altre cose mi rinforza la febbre. Credo di avere fatto uno sforzo miracoloso. Addio: dà le mie nuove a Meconi, di cui ebbi il foglio del 23, e fammi da lui anche salutare il dottor Mosconi. Saluto i tuoi e mi ripeto.
* * *