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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
S.a Vincenza Perozzi N.a M.sa Roberti
per Morrovalle
Scrivo in gradissimo mal’umore. Dalla vostra ultima lettera (giuntami come vi dissi, il 9) fino ad oggi sono andato da Monsignor Piccolomini otto volte! Senza mai trovarlo. Io non so che diavolo farmi. Altronde non tutti i giorni, e non tutte le ore sono a proposito perché io possa uscire di casa colla mia delicata salute. Inoltre io sono affollato in brighe infinite, e familiari ed esterne. Oggi ho avuto sei lettere da varie parti, e in tutte e sei vi son commissioni per La Segreteria di Stato, o per la Tesoreria, e per le sacre indulgenze etc. etc. E compre, e vendite, e impegni, e ambasciata, e forastieri raccomandati, e via discorrendo. Io non so più come dividermi, e sto tutto il giorno col diavolo in corpo. Ma questo sia per non detto. Soltanto ve lo accenno, onde conosciate che se non riesco, e son tardo, non mia colpa. Questo è un paese d’inferno. Dunque io seguiterò a viaggiar per la casa Piccolomini e poi vi dirò cosa diavolo mi avrà risposto, e cosa diavolo avrò potuto fare. Queste stesse cose dite a vostro marito in riscontro alla mia del 9 corrente. Passiamo alle vostre dimande.
Circa all’esemplare di carattere, quello che un tempo mi diceste di possedere è ottimo e poco più poco meno già tutti si rassomigliano.
Le penne temperate è inutilmente ve le mandi, perché convien temperarle a seconda del bisogno e della mano, ed altronde le creature han bisogno di una nuova temperatura ogni volta che scrivono, di modo che le penne già preparate, quando anche andassero bene, non vi basterebbero per dieci giorni. Così chi dovrebbe ritemprarle poi, può anche temperarle prima.
L’Atlante che avete è migliore di quello dell’Olivieri. Per l’oceanica avreste poi tempo da pensarvi. Se però non vi va bene così, ho cercato un’altro [sic] atlante un poco più adatto. Esso è l’Atlante universale in 18 carte, piuttosto grandicello, tradotto dall’originale tedesco pubblicato in Gotha da Reichard e Stieler il 1829. Contiene le recenti scoperte, le altezze del globo, i sistemi planetarii, ed alcune pagine di testo, e vale al ristretto S. 4:50. Per la geografia descrittiva il miglior libro mi pare quello del Letronne, e ve lo provvederò. Ivi sono le poche notizie preliminari geometriche sufficienti ai fanciulli.
Per la mitologia quasi tutte le opere sono disposte in ordine alfabetico, a guisa di un dizionario. Questo metodo, ottimo per reminiscenze di chi già sa, non serve a nulla per chi deve imparare mentre non da’ serie d’idee. Il Démoustier riunisce in tante lettere, la eleganza, l’ordine, e la concisione; ma è francese. Ve n’è la traduzione italiana, ma, per quanto io la cerco, qui ancora non la trovo.
Di Mnemonica è meglio per ora non parlarne. Pensandoci sopra veggo che ai fanciulli recherebbe più impaccio che utile. Potrà servire quando vostra figlia avrà già molte notizie che vorrà ritenere. E poi, come questo studio è qui pressoché sconosciuto, di libri che ne trattino non se ne trovano. Finalmente quest’arte è più difficile a insegnarsi che ad apprendersi. V’è un altro sistema recente del francese Du Roux, che è un caos. Il mio particolare è il più semplice, ma pure di una certa complicazione per meriti non sperimentate, ed abbisogna di varii elementi non comunicabili che a viva voce.
Dopo il Calmet, potreste far leggere a vostra figlia le storie romane del Rollin e suoi continuatori. Le altre storie italiane di classici autori moderni, tanto italiani che stranieri, sono troppo politiche e sublimi per una tenera mente. Potrà leggerle in gioventù.
Così per es.: il Denina, il Roscoe, il Sismondi, il Giannone, il Daru, il Gibbon, il Botta, ecc. ecc. E le storie straniere: meglio mandarle appresso alla patria. Però dopo il Rollin potrete dare a vostra figlia la storia d’Italia del Bossi divisa in 19 volumi. Essa viene fino ai tempi nostri e rimonta fino alle origini de’ popoli italiani. Il tempo vi darà poi consiglio.
Passiamo ora al Crocenzi. Egli non va già al popolo, ma molto fuori la porta del popolo. Non sapendo io quando arrivi dovrei spendere molti viaggi anticipati; e, dopo arrivato, non sempre lo troverei, mentre i vetturali girono pe’ loro interessi.
Calcolate quindi le brevi giornate d’inverno; il maltempo, e le poche ore in che un vetturale è reperibile; e poi dite se vi pare che io non dovrei gettare molti viaggi col fagottello sotto al braccio. Non sarebbe meglio che il S.r Crocenzi, che viene dalla Marca sino a Roma, favorisse me d’una sua visita ne’ giri che egli farà dentro Roma? V’è però in tuttociò un altro imbroglio; ed è che io circa a Natale riparto da Roma per Terni e Spoleto, e poi forse anche per Perugia. Quì forse vi stringerete nelle spalle, e torcerete la bocca; ma io come ho da fare? Saluto vostro marito, la marchesa e Checco. Do un bacio a Matildina, e sono pieno di stima.
Vostro aff.mo amico e servitore
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