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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.ra Vincenza Perozzi, nata M.sa Roberti
per Morrovalle
Ricevo e riscontro la vostra, data di Morrovalle luglio 1834. Già le date da Morrovalle a Roma sono sempre state cose curiose.
Dunque cosa vi fece dire mia moglie da vostro suocero? Ripetiamo il libello. Peppe non vuol dirigere in modo alcuno la educazione della di lei figlia. Sono queste le precise parole? Io dunque non ci trovo nulla che esprima la seccatura che voi ci volete incastrare, né le considero tali da cagionarvi la mortificazione non poca che ne voleste cavare. I motivi, o le scusa che vi piaccia chiamarle, sono nelle mie due o tre lettere responsive alle vostre dimande. Ripescatele se le conservate, confrontatene l’espressioni, e dovrete conchiudere che il mio voto stava pel nò, perché tutto quello che non è sì è no. Ma qui, come non entra la noia e non entra la seccatura, così non può entrare la mortificazione. Io vi ripeto tutte quelle ragioni, da voi dette pretese, e chi abbia preso l’equivoco si conoscerà manifesto dalla sintesi di esse.
Godo dell’accaduto arrivo del libro, benché mi pare che o doveva darvisi prima o almeno dirvene una parola. Lo studiarlo non era una ragione che ne dovesse escluderne altre. Prenderò i sei paoli donde verranno. Non era però soggetto di tanta importanza. Tornai in Roma per una settimana. Mi vi chiamò una causa. La causa si azzoppicò in via, ed io son restato a farle compagnia. Già però sto rifacendo bagaglio; e a rivederci, Roma, pel fresco.
Ringrazio i vostri inviti e quelli di Pirro. Non posso venire. D’altra parte vi ricorderete quel che vi dissi passeggiando per la vostra anticamera nel settembre 1831. «Noi saremo sempre più amici da lontano che da vicino». Dopo la verità del quattro e quattr’otto vien questa. Anzi vengono insieme una e l’altra, come tutte le dimostrazioni geometriche.
Il signor G.G. Belli non ha né tempo, né voglia né abilità per iscrivere una mitologia uh, a proposito di mitologia: vi manderò in ginocchio. Mi avete schiccherato cento volte miteologia. All’analisi. Mitologia vuol dire discorso di favole, perché mitos significa favola. Dicendo mitologia si può essere indotti in inganno da quel teologia che pur sembra che vi si possa annicchiare. Ma del mi allora che ne facciamo? Dunque mitologia: altrimenti frustate.
Secondo l’ordine de’ vostri saluti, io risaluto Pirro, Mamà, e sopra tutti Matilde. Si sarà fatta grande, e non girerà forse più per la camera con l’angiolo-custode. Parlo del palpabile, poiché dell’invisibile nessun cristiano ne manca. È articolo di fede, come possono dirvi gli Abati (Dio guardi).
Sono co’ soliti sentimenti e con una fretta insolita
Il V.o aff.mo amico e servitore
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