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Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia

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Alla Nobile e Gentil Donna

Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti

Macerata

per Morrovalle

Di Roma, 5 gennaio 1837

Gentilissima amica,

Ho mostrato a Pirro la vostra lettera del 29 dicembre che a me dirigeste per dare a lui notizie di voi, prima di dover rispondere a’ suoi caratteri.

Non so cosa dire sulla vostra agonia latina: trista però vi ci credo senza difficoltà.

Il buon Pirro ci fece subito visita, né si stancò di rinnovarcene, accordando così i suoi favori co’ nostri desideri. Quello che non abbiam visto da ben oltre un anno è il padre: lo so peraltro molto occupato co’ suoi cirenei e crocifissori.

Mia moglie dopo una malattia cerebrale di nove mesi starebbe ora meglio se non le andasse mancando di giorno in giorno la vista. Pare che la voglia esser faccenda seria.

Ciro gode ottima salute: e ragionevole, e prosegue con fervore il corso de’ suoi studî e specialmente delle matematiche. Io? io mangio, bevo, dormo e m’invecchio: che, aggiuntovi poco poco di portar ceste e di cantare, somiglierebbe come due gocciole d’acqua alla vita dell’asino: vita in Roma onorevolissima. Ritorno molti saluti a Matildina, a tutta la vostra famiglia e all’ottimo Signor Carlo Liberati, pel cui mezzo (o direttamente) favoritemi riverire da mia parte la Sig.a Contessa Beatrice Bonarelli. Udii a suo tempo il funesto caso del marito. Senza estendermi su ciò in vane e tarde condoglianze convenzionali pregovi farle sapere che io per simile avvenimento associo colle debite proporzioni i miei a’ suoi sentimenti.

Dunque la Contessina Ippolita Marefoschi unì la sua sorte a quella del nostro avvocato Bruti? Se io li vedessi non saprei con quale rallegrarmi prima: pensandoci però un poco a mente quieta il bandolo lo troverei e farei le cose con giudizietto.

Come diamine andare a venire il cholera in Italia malgrado il divieto o le predizioni di quel tal medico de’ vostri contorni! Non mi ricordo come si chiamiso dove stia, ché gli scriverei una lettera di rallegramento in nome della Liguria, di Livorno, di Brescia, della Brianza, di Napoli ecc. Ancona, se lo conosce, gliene avrà già fatti i suoi complimenti direttamente. E la diligenza mo non andrà più a passar per Colfiorito! Tutte a’ tempi nostri. E il 37 lo vogliam credere piú buonzitello del suo fratel maggiore? Staremo a vedere. Voi me lo augurate così, ma io vi risponderò a tuono il 31 dicembre: a cose fatte. Circa ai voti miei prendeteveli intanto a genio vostro: ne ho d’ogni specie: non si tratta che di aprire una scatola piuttosto che un’altra. Sono il vostro affezionatissimo amico e servitore

 

G.G. Belli

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