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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Di Roma, 14 Novembre 1839
Carissima la mia Matildina
Rispondo alla vostra lettera del 3 corrente, sul cui formulario è da fare un’altra operazione per norma della futura nostra corrispondenza. Dalla intestazione, che dice mio caro e rispettabile amico, convien rimuovere la terza e la quarta parola, e allora, se delle tre rimanenti vi piacerà conservare anche la media, soddisfarete al vostro gentile animo verso di me senza farmi udire da Voi un vocabolo che, non meritato, mi diviene mortificante. Se volete essermi amica, lasciamo da parte tuttociò che partecipi del tuono di complimento. Né ciò turbi la vostra modestia per risguardo alla vostra tenera età, la quale può quì appunto valere di un motivo di più per bandire ogni ceremonia dal carteggio di una virtuosa giovinetta con un maturo uomo d’onore. Le frasi di riserva e di complimento stanno ben collocate e fan buona figura ne’ discorsi fra le giovani signorine e gli uomini di età alla loro corrispondente, poiché l’anima di entrambe le parti, tendente alla fiducia aperta alle impressioni lusinghiere di confidenza, abbisogna di alcun estrinseco mezzo che temperi quanto di troppo inconsiderato potrebbe introdurre ne’ loro colloqui il sentimento di libertà sì connaturale alla ingenuità di una vita nuova, ardente e inesperta. Che se mai vi venisse talento di dare a questi studiati riguardi il nome di artificii, sappiate, mia cara, essere artificio ben lodevole quello che, non portandoci alla simulazione, ci aiuta invece a dissimulare qualche disposizione del nostro spirito, che, troppo leggermente da altri interpretata, può un giorno fruttarci confusione e rammarico. Con un onest’uomo però che si avvicina di gran passo alla vecchiezza, epoca unica e vera del disinganno, Voi non correte questi rischi; ma la confidenza al contrario che in lui riporrete servirà insieme a Voi di facilità ad aprirgli il vostro cuore e a lui di opportunità per ricercare in esso dove sia luogo e tempo da amorosi consigli. Tutto però si riduce al saper distinguere uomo da uomo, e la verità dalle apparenze di essa. Ma in questo Voi avete due guide eccellenti e sicure ne’ vostri genitori, i quali a rettitudine di cuore accoppiando sagacità di mente ed esperienza delle umane cose, non possono tradire chi forma l’oggetto della lor tenerezza e delle lor compiacenze. Essi vi diranno quando come e con chi Voi dobbiate assumere un linguaggio o più aperto o più riservato, e Voi presso i loro suggerimenti non errerete giammai. Subordinate pertanto alla loro prudenza queste mie franche considerazioni, e modificatele dapresso il loro parere.
Per dimostrarvi ora in qual conto io tenga le vostre opinioni, procurerò di pensare il meno possibile alle mie fisiche sofferenze; benché tanto il dolore quanto il pensiere abitando nello stesso cervello, non sarà così facile il tenerli disgiunti sì che qualche volta non s’incontrino nella casa comune.
Ripeterò sempre che il mio Ciro poche lusinghe può darmi di molti progressi nella musica, essendo questa lo studio nel quale consuma la minima parte del suo tempo. Ma farà quel che potrà; e ciò sarà sempre un di più. Quando a lui ed a me sarà dalle circostanze concesso il venire insieme a visitare la vostra famiglia, allora farete di lui il vostro giardiniere siccome bramate. La morte di Rutilj mi ha veramente dato disgusto. La vita! Come vola! — Sono di tutto cuore
il V[ostr]o amico vero
G.G. Belli
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