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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
Per Morrovalle
Di Roma, 23 gennaio 1841
G.[entilissi]ma amica
Rispondo con poche linee alla vostra del 17, giacché ho 3/4 di brighe per ogni 1/4 di tempo. Il vostro paragrafo sulle costipazioni dei Tomassini è saporitissimo: l’ultimo periodo poi relativo al Pagliaroni, alla sua cura sentimentale e al poco peso de’ suoi cadaveri pe’ beccamorti, mi è sembrato un tratto degno dello spirito di Walter-Scott. Non vi vorrei poetessa nemica. — Brava! Del 44 non se ne parli più: se me ne dite un’altra parola vi attizzo contro i miei carboni rimati. Scottano poco, ma tingono. Quel Marocco pel quale avete concepito tanto interesse e che sì volentieri (credo) frustereste sopra un asino da due carlini, è uno stracciapane, un cervellaccio pieno di memoria e di stravaganza, un temerario da fiera, che ha fatto tutte le arti, tutti i mestieri, buono a intraprender tutto, a perfezionar niente, vivace, focoso, miserabile, attualmente tornitore in borgo e poeta in città. Si aiuta come può e si contenta di tutto: di un paolo, di un pranzo, di una cena, di una presa di tabacco. Stampò i suoi due canti a debito, che pagò poi per la sua instancabilità di girare offrendo il suo libro a chi lo voleva e vendendolo a chi nol voleva comprare. È una piattola che cava sangue dai sugheri. Non so come in provincia abbiano ficcato i suoi versi nella collezione che vi mandai. Quì si tiene per poeta da bettole. E tuttociò voglio aver detto con tutta la venerazione. Il suggello era della Tiberina; e il bollo che impresse sul mio plico per Voi fu l’ultimo che mi uscì dalle mani prima di passar quell’arnese al Segretario mio successore. Per quest’anno m’han creato Vice-Presidente. Figuratevi l’arietta che ho presa; Mi son fatto insino inamidare le falde. Salutatemi sempre Matilde, e dite a Pirro che meglio di quel che qui segue non ho saputo né potuto fare pel povero Liberati, di cui piango sinceramente la perdita. Di lui poco io sapeva, e quel poco non mi uscì dalla penna con troppa grazia, perché non m’intendo di comporre in epigrafia.
Riposo.alle.ceneri
Onore.alla.memoria di.Carlo.Liberati
Uomo.giusto.erudito.benefico
il.quale
rispettoso.alla.Chiesa
utile. alla.patria
caro.agli.amici
illustrò.la.sua.vita.con.nobili.costumi
con. animo.inalterabile
con.soave.piacevolezza
Nato.in….. il….. 17 ..
Morì.tranquillo.in.Morrovalle
il.15.gennaio.1841
non. trovando. in. se.stesso
di.che.temere.l’eternità.
Sono al solito
il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co frettoloso
G.G. Belli
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