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Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia

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Al Sig.r Giuseppe Gioachino Belli

Piazza Poli

Palazzo Poli

2° piano Roma

Comunanza, 10 luglio 1828

Amico mio,

Rispondo con due righe alle vostre due righe; ma vi dichiaro francamente che queste due righe non mi piacciono punto. Io vi scrissi una lunga lettera, e non vi assolverò mai dall’obbligo di una lunga risposta. — Un vetturale della Penna S. Giovanni chiamato Cuccioletti viene sempre quì [sic] a prendere commissioni per Roma. Egli però è partito pochi giorni addietro per costì. Io non so dove alloggi, ed a voi sarà impossibile rinvenirlo, onde bisognerà attendere un’altro [sic] suo viaggio. Allora vi manderò col suo mezzo i baj.[occhi] 90, e voi gli consegnerete i libri, di cui vi ringrazio. Ma come mai avete pensato scrivermi in una lingua a me sconosciuta allorché mi trovo in un paese ove poco s’intende la italiana, e si parla un linguaggio quasi tutto di convenzione del luogo? Rammentando il passato, ed avvicinandolo al presente argomento che voi mi abbiate scritto quelle righe in Inglese. Ne attendo una spiegazione da voi stesso, e perciò vi ripeto le medesime vostre parole. — I do not rely so entirely upon my memory, as to think I can forget nothing. — Pirro è in campagna perciò non vi saluto per lui [sic].

Addio, mio buon amico. Ricordatemi a vostra moglie, e credetemi sempre sempre

 

L’amica V[ostr]a aff[ezionatissi]ma

[La firma, al solito, è stata cancellata]

* * *





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