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Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia

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All’Onorevole

Sig.re Giuseppe Gioachino Belli

Via Monte della Farina

n. 18 Roma

 

[Di mano del Belli: R° il 24]

Morrovalle, 4 febbraio 1838

A.[mico] C.[arissimo]

Ho tardato tanto a scriverti perché speravo ogni ordinario di poterti accludere la lettera commendatizia del Padre Vincenzo Passionista, ma giacché questa non giunge ancora, io mi risolvo a rompere il silenzio senza di essa perché troppo mi preme l’avere sovente notizie di te. Non dubito però che la lettera del frate giungerà finalmente, ed allora tornerò a scriverti per inviartela: il ritardo di essa probabilmente deriva dalla salute mal ferma di esso frate. Intanto mi preme sapere se tu sei stato bene in tutto il mese trascorso, e se stai bene presentemente. — Di noi posso dirvi che stiamo tutti bene, e passabilmente quei di Loreto. La mia zia di Recanati M[arches]a Volunnia, come forse saprete, morì pochi giorni prima dello scorso Natale, lasciando suo erede fiduciario il Conte Monaldo Leopardi. Questi ha poi spiegato la fiducia in favore del Conte Camillo Marefoschi, come erede e molti legati a diverse persone, ed una pia istituzione della rendita annuale di scudi 350. I d[ett]i legati consistono in giubilazioni a tutte le persone di famiglia comprese alcune che da lungo tempo sono fuori di servizio, e presso altri padroni; l’usufrutto di alcuni beni loro vita durante alla Contessina Aurelia Marefoschi sorella di Camillo, ed alla monaca, fuori di convento, sorella della zia Volunnia defunta. Maritandosi poi la d[ett]a Contessina Aurelia, il legato si limita a scudi 4000 di dote; scudi 100 per una sola volta alla Veglia [sic] di Perugia, nata Sacripanti; scudi 100 per una sola volta alla contessina degli Oddi di Perugia figlia di un’altra Sacripanti, e santolina della testatrice; ed in fine il terreno la porcareccia, che altra volta hai sentito nominare, questa casa, e l’orto a mia figlia. Questi fondi però erano già miei per altri patti fatti in antecedenza colla d[etta] mia zia, onde essa morendo non mi ha fatto già una largizione, ma ha rinnovato un contratto stabilito fra noi. Oltre i detti legati vi sono molti altri pesi a carico dell’erede, per cui per ora la è un piccolo utile pieno di disturbi e fatiche. Tu dici benissimo che la mia Matildina deve essere una giovanetta. Essa è alta sei palmi, e 4 oncia, ed è proporzionatamente formata. Senza che la tenerezza di madre m’illuda, posso dire francamente che può essere più giustamente collocata fra le belle che fra le brutte. Ella studia la musica da un anno circa sotto il bravo maestro Amadei di Loreto, che viene qui una volta la settimana, quando il tempo è buono. Benché giovane egli è il miglior professore che si trovi nei nostri dintorni. Le sue lezioni ci costano assai, ma pare che Matilde riesca bene, e ciò fa tutto sopportare. Quanto mi piacerebbe che tu potessi udirla suonare il pianoforte! Essa, e Pirro ti salutano caramente, e quest’ultimo ti rinnova tutte le proteste della sua amicizia. Mamà, e Checco pure ti salutano. Io poi lascio a te stesso la cura di ripeterti quei sentimenti che avranno sempre luogo nel cuore

 

dell’amica tua aff[ezionatissi]ma

[non si legge sotto la cancellatura]

* * *




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