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Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia

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Alla Nobile e Gentil Donna

Sig.ra Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti

Macerata

per Morrovalle

Di Roma, 9 Luglio 1831

C.[arissima] A.[mica],

Arrivai ieri dalla brumale patria di Aonio Paleario a questa insigne stufarola di S. Pietro. Né fu quistione di ladri: anzi albergai pure per via passabilmente.

 

Ed oh! Miracolo

Di San Giuliano!

Forse le prediche

Del Ser Piovano

Svegliar nell’anima

Del buon Ostiere

Santa conscìenzia

Del suo mestiere;

Di Valmontone

La fida cimice

Della stagione,

Vero miracolo!

Non passeggiò.

 

Vedano quindi gl’increduli di quanto avesse ragione Messer Giovanni da Certaldo, allorché nella sua novella XII raccomandò ad ogni cristiano viandante quel tal mirabile paternostro: benché poi presso la mia gentil albergatrice io non incontrassi la fortuna di Rinaldo da Asti.

Ho già sicurezza scritta che la Diligenza pontificia abbia a scaricarmi in Macerata la sera di lunedì 18. — All’Albergo della posta aspetto di trovare quel bigliettino che ti richiesi colla mia antecedente, dal quale ricaverò le necessità ulteriori del mio itinerario. Ma se mai dovrà questo chiudersi a Morrovalle, prego fin da ora i Materassai della Terra di abburrarmi ben bene il pagliericcio, onde non assimigliarmi al Patriarca Daniello nel lago dei leoni. Or va a nascermi un dubbio se Daniello fosse veramente un Patriarca o non piuttosto un Profeta. Un martire no certo: un Vergine stenterei a crederlo: un confessore... ah! i confessori contano data assai più recente: sicché, indovinala grillo, lasciamolo stare Patriarca. E qui noti il Sig.r Domenico Rutilj quella doppia b in dubbio, perché io mi ricordo assai chiaramente con quante busse mi uscissi una volta da una [macchia d’inchiostro] seco — lui circa a tale geminazione. Si stava co’ vocabolarii alla mano come due controversisti del Sacrosanto Concilio Lateranense. Di tanto in tanto, o cara amica, la mia memoria si va risvegliando su certi fatti di poca importanza. Fiori di fratta, amica mia: vasi inodorosi e circondati di spine. E Sissignore che quì c’è Meconi. Fra due ore lo vedrò.

Sono molto sinceramente

 

L’amico G.G. Belli

* * *





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