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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Alla Nobil Donna
S.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 13 agosto 1835
G.[entilissima] A.[mica],
Rispondo alla vostra del 6. Io sto bene. Il mio viaggio non poteva per niun verso riuscirmi aggradevole, fuorché nel rapporto del rivedere mio figlio, di che non era luogo a dubbiezza.
Ho soddisfatto alla vostra commissione de’ saluti alla Chichi, benché ve la foste salutata da voi nel medesimo ordinario e nello stesso foglio di carta; del quale però la palomba toccò a me, e le palombe son nunzie. Per le Cerroti vi sarà tempo a pensare. — Mia moglie vi ringrazia delle ordinate mazzoche, e saluta sia voi che la vostra famiglia. — Le gastrichette della Matilde mi paiono alquanto frequenti. Badate alla bocca ed ai gustarelli. — Credo che ormai non tossirete più. Ad ogni modo la tosse rispettatela, ricordando avere anch’essa avuto sacerdoti ed altari. Infine, dite bene: passerà anche questa. — Già io conosceva il destino della Ruspoli. Intendo in qual modo debba spiacervi. Duole anche a me, tanto più che ne conosco il marito e lo stimo come un nobile non insolente.
Vi prego rendere i miei rispetti a’ SS.ri Liberati e Tomassini, dire a Pirro che si prepari al brutto impero de’ Medici, il quale è assoluto quando uno Stato sia divenuto uno spedale.
Saluto il resto de’ vostri, e vi rinnovo le proteste della mia servitù.
Giuseppe Gioachino Belli
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