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Bernardo Dovizi detto Bibbiena La Calandria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA VENTESIMA
Ruffo negromante solo.
RUFFO La cosa procede bene. Io spero ristorare le miserie mie e uscire di questi stracci perché la mi ha dato di buon denari. Non potrei, gran fatto, piú bel giuoco avere alle mani. Costei è femina ricca e, per quel che io comprendo, piú innamorata che savia. Se io non me inganno, credo che trarrà ancor, da maladetto senno; né io di minor ventura avevo bisogno. Vedi, vedi che pur li sogni, alle volte, son veri. Questo è la fagiana che stanotte sognai aver presa: mi pareva trarle molte penne della coda e porle sopra il cappel mio. S'ella se lasserà prendere, che mi pare omai di sí, io la spiumerò di maniera che bene ne staranno un pezzo i fatti miei. Per mie fé, che anche io mi saperrò dar buon tempo, e verrò del buono. Ooh, che ventura! Ma che donna è quella che mi accenna? Non la conosco. Lassami accostar piú a lei.