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Bernardo Dovizi detto Bibbiena La Calandria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SECONDA
Ruffo negromante, Fulvia.
FULVIA Le lacrime mie, assai piú che le parole, mostrar ti possono la passion ch'io sento.
RUFFO Parla: che cosa è questa? Fulvia, non pianger. Madonna, che hai?
FULVIA Io non so, Ruffo, se o della ignoranzia mia o de l'inganno vostro doler mi debbia.
RUFFO Ah, madonna! Che è quel che tu di'?
FULVIA O il cielo o il peccato mio o la malignità dello spirito che stato si sia, non so; ma una volta voi avete, oimè!, di maschio in femina converso Lidio mio. Tutto l'ho maneggiato e tocco: né altro del solito ritrovo che la presenzia in lui. E io non tanto la privazion del mio diletto piango quanto el danno suo; ché, per me, privo si trova di quel che piú si brama. Or hai la cagion di queste lacrime e per te comprender puoi quel che io da te vorrei.
RUFFO Se, Fulvia, il pianto, che mal finger si può, testimonio di ciò non mi facessi, a gran pena ti crederrei. Ma, stimando che vero sia, penso che di te sola doler ti puoi perché io mi ricordo che tu domandasti Lidio in forma di donna. Penso ora che lo spirito, per piú compiutamente servirti, e nel sesso e ne l'abito di donna ha mandato a te lo amante tuo. Ma poni fine al dolor tuo perché chi femina l'ha fatto ancor maschio può rifarlo.
FULVIA Tutta consolar mi sento, parendomi che il fatto passato sia come tu di'. Ma, se tu Lidio mio intero mi rendi, li denari, la robba e ciò che io ho fia tuo.
RUFFO Or che so lo spirito esser ben volto verso te, ti dico chiaramente che lo amante tuo tornerà maschio subito. Ma, per piú non equivocare, di' chiaro quel che vuoi.
FULVIA La prima cosa: che se li renda il coltel della guaina mia; intendi?
RUFFO Benissimo.
FULVIA E che in abito, non in sesso, da donna torni a me.
RUFFO Se cosí staman parlavi, non seguiva questo errore: del quale ho però piacere perché tu cognosca quanta sia la potenzia del mio spirto.
FULVIA Tra'mi presto di questa angoscia; ché, s'io nol vedo, non posso rallegrarmi.
RUFFO Non solo il vedrai, ma con mano il toccherai.
RUFFO Sono omai venti ore, e poco teco star potria.
FULVIA Non mi curo dello stare, pur ch'io veda che maschio sia.
RUFFO E come può non bere chi assetato si trova al fonte?
FULVIA Verrà dunque oggi?
RUFFO Lo spirto tel farà venire subito, se vuole. Statti dunque avvertente in su l'uscio.
FULVIA Non bisogna questo, perché, venendo da donna, in presenzia d'ognuno può mostrarsi; perché non è chi per maschio il conosca.
RUFFO Basta.
FULVIA Ruffo mio, vivi lieto, ché mai piú povero sarai.
FULVIA E quanto posso espettarlo?
RUFFO Subito che sarò in casa.
FULVIA Ti manderò drieto Samia perché tu me avvisi quel che te ne dice lo spirito.
RUFFO Fa' tu; e ricordati che anche lo amante si presenti spesso.
FULVIA Oh! oh! Non curare, ché arà denari e gioie a iosa.
Con gran ragione Amor si dipinge cieco, perché chi ama mai il ver non vede. Costei è per amor accecata sí ch'ella s'avvisa che uno spirito possa fare una persona femina e maschio a posta sua: come se altro fare non bisognasse che tagliare la radice de l'uomo e farvi un fesso, e cosí formare una donna; e ricucire la bocca da basso e appiccare un bischero, e cosí fare un maschio. Oooh, amatoria credulità! Oh! oh! Ecco Lidio e Fannio già spogliati.