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Bernardo Dovizi detto Bibbiena La Calandria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA TERZA
Calandro, Fessenio.
CALANDRO Ah, poltron Fessenio! Mi volevi annegare, eh?
FESSENIO Eimè! Eh, patron, perché mi vuo' battere?
CALANDRO Domandi perché, tristo, ah?
FESSENIO Sí: perché?
CALANDRO Il meriti, sciagurato ribaldo!
FESSENIO «Miser chi del ben far sempre ha mal merto». Adunque tu me offendi perché t'ho salvato?
CALANDRO E che salvamento è questo?
FESSENIO Che, ah? Dissi a quel modo perché tu non fussi portato in Doana.
CALANDRO E che era, quando ben m'avessin portato là?
FESSENIO Che era, eh? Tu meritavi che io vi t'avessi lassato portare; e arestilo veduto.
FESSENIO E' par che ci nascessi pure oggi. Eri colto in frodo; eri preso; e te ariano poi venduto come l'altre cose che son colte in frodo.
CALANDRO Maaa... Tu facesti molto bene, adonque. Perdonami, Fessenio.
FESSENIO Un'altra volta espetta il fine prima che ti corrucci. Mio danno, se io non te ne pago.
CALANDRO Cosí farò. Ma dimmi: chi era quella, cosí brutta, che fuggiva via?
FESSENIO Chi era, ah? non la cognosci?
CALANDRO No.
FESSENIO È la Morte che teco era nel forziero.
CALANDRO Meco?
FESSENIO Teco, sí.
CALANDRO Oh! oh! oh! Io non la vidi mai là drento meco.
FESSENIO Oh, buono! Tu non vedi anco il Sonno, quando dormi; né la Sete, quando bevi; né la Fame, quando mangi. E anco, se tu vuoi dirmi il vero, or che tu vivi, tu non vedi la Vita: e pure è teco.
CALANDRO Certo no, ch'io non la veggo.
FESSENIO Cosí non si vede la Morte, quando si muore.
CALANDRO Perché si è fuggito il facchino?
FESSENIO Per paura della Morte: sí che temo che a Santilla oggi andar non potrai.
CALANDRO Morto son, se oggi con lei non sono.
FESSENIO Io non saprei in ciò che farmi: se già tu non pigliasse un poco di fatica.
CALANDRO Fessenio, per essere con lei farò ogni cosa: sino andare scalzo a letto.
FESSENIO Ah! ah! Scalzo a letto, ah? Questo è troppo, non piaccia a Dio.
CALANDRO Di' pur, su.
FESSENIO Ti bisogna, in fine, esser facchino. Tu sei sí travisato di abito, e, per essere stato morto un pezzo, nel viso se' sí cambiato che non fia chi ti conosca. Io mi presenterò là come legnarolo che fatto abbi il forziero. Santilla comprenderà subito come il fatto sta, perché ella è piú savia che una Sibilla. E insieme farete il bisogno.
CALANDRO Oh! Tu hai ben pensato. Per amor suo porterei e' cestoni.
FESSENIO Ooh! grande ardire costui ha. Orsú! Piglia. Alto! Oh diavol! tu caschi. Sta' forte. Ha'lo bene?
CALANDRO Benissimo.
FESSENIO Orsú! Va' inanzi; fermati all'uscio: e io, cosí, di drieto a te ne vengo. Quanto sta bene questa bestia sotto la soma! Sciocco animalaccio! Intanto che io menerò, per l'uscio di drieto, quella scanfarda, bisognerà pure che Lidio si lassi baciar da costui. Ma, se gli baci sui li fiano fastidiosi, li parranno poi piú suavi quelli di Fulvia. Ma ecco Samia. Non ha visto Calandro. Dirolli due parole. E la bestia starà, tanto piú, carica.