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Bernardo Dovizi detto Bibbiena La Calandria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUINTA
Samia serva, Fulvia.
SAMIA Ti so dire che la va bene! ché né da Lidio né dallo spirito porto cosa che buona sia. Questa è la volta che Fulvia si dispera. Vedila che appare su l'uscio.
FULVIA Tu sei stata tanto a tornare!
SAMIA Non ho, prima che or ora, trovato Ruffo.
FULVIA Che dice?
SAMIA Niente, pare a me.
FULVIA Pure?
SAMIA Che lo spirito gli ha risposto... oh, come diss'egli? Non me ne ricordo.
FULVIA Sia col mal anno, cervel d'oca.
SAMIA Oooh! Io me ne ricordo: dice che gli ha risposto anghibuo.
SAMIA A quel modo, sí.
FULVIA Non dice altro?
SAMIA Che di nuovo lo pregherrà.
FULVIA Altro?
SAMIA Che, volendo servirti, verrà a dirtelo subito.
FULVIA Misera a me! che non ne sarà nulla. Ma Lidio?
SAMIA Fa quel conto di te che delle scarpe vecchie.
FULVIA Ha'lo trovato?
SAMIA E parlatoli.
FULVIA Oimè! che c'è? Di', su.
SAMIA In fin, e' par che non te cognoscessi mai.
FULVIA Che mi di' tu?
FULVIA A che il comprendesti?
SAMIA Mi rispose in modo che mi fé paura.
FULVIA Forse finse burlare teco.
SAMIA Non m'aría svillaneggiata.
FULVIA Non sapesti forse dire.
FULVIA Era forse accompagnato.
FULVIA Forse parlasti troppo forte.
SAMIA Quasi all'orecchio.
SAMIA Mi scacciò da sé.
FULVIA Dunque, piú non mi ama?
SAMIA Ne son certa.
SAMIA Tu intendi.
FULVIA E di me non ti domandò?
SAMIA Anzi, disse non saper chi tu fussi.
FULVIA Dunque, m'ha dismenticata?
SAMIA Se non te odia pur, bene ne vai.
FULVIA Ahi, cieli avversi! Certo, or cognosco lui spietato e me misera. Ahi, quanto è trista la fortuna della donna! e come è male appagato lo amore di molte nelli amanti! Ahi, trista me! che troppo amai. Lassa! che ad altri tanto mi diedi che non sono piú mia. Deh, cieli! perché non fate che Lidio me ami come io lui amo? o che io fugga lui come esso me fugge? Ahi, crudel! che chiedo io? Disamar e fuggir Lidio mio? Ah! certo, questo né far posso né voglio; anzi, penso io stessa trovarlo. E perché non mi è lecito da omo vestirmi una sol volta e trovar lui, come esso, da donna vestito, spesso è venuto a trovar me? Ragionevol è. Et egli è ben tale che merita che questa e maggior cosa si faccia per lui. Perché far nol devo? perché non vo? perché perdo io la mia giovinezza? Non è dolor pari a quello de una donna che si trova aver perso la sua giovinezza in vano. Fresca sta chi crede, in vechiezza, ristorarla. Quando troverrò io uno amante cosí fatto? quando arò io tempo andarlo a trovare, come al presente, che egli è in casa e che il mio marito è di fuora? chi mel vieta? chi mi tiene? Certo sí farò, ché ben mi accorsi che Ruffo interamente non si confidava disporre lo spirito per me. Li ministri non operano mai bene come colui a cui tocca; non eleggono il tempo commodo; non mostrano lo effetto de l'amante. Se io da lui vo, vedrà le mie lacrime, sentirà e' mie lamenti, udirà e' mie preghi. Or butteròmegli ai piedi, or fingerò morire, or al collo le braccia li circunderò: e come sarà mai sí crudele che a pietà di me non si mova? Le parole amorose, per li orecchi dal core ricevute, hanno piú forza che stimar non si può, e alli amanti quasi ogni cosa è possibile. Cosí spero; cosí far voglio. Or da omo a vestir mi vo. Tu, Samia, su l'uscio resta, né lassar fermarsici alcuno, acciò che io, a l'uscire di casa, cognosciuta non fusse: ché tutto farò subito.