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Bernardo Dovizi detto Bibbiena La Calandria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA OTTAVA
Calandro, Fulvia.
CALANDRO Tu sei qui, malvagia femina? e hai animo di aspettarmici, sappiendo che m'hai fatte le corna? Non so come io mi tenga che io non ti tragga la vita del corpo. Ma prima voglio uccidere, a' tua occhi veggenti, colui che tu hai in camera, ribalda!, e poi, con le mie mani, a te cavar gli occhi della testa.
FULVIA Oimè, marito mio! Mo che cosa è quella che te muove a fare me rea femina, che non sono, e te crudele omo, ove fin qui non fusti mai?
CALANDRO Oh, svergognata! Ancor hai ardir di parlare? Come se noi non sapessimo che in camera hai, vestito da donna, lo amante tuo!
FULVIA Fratelli miei, costui cerca che vi faccia palese quel che io ho sempre ascoso, cioè la pazienzia mia e li oltraggi che tuttodí mi fa questo fastidioso: ché non è moglie sí fedele né peggio trattata come sono io. E che non si vergogna a dire che io li metto le corna!
CALANDRO Sí, che gli è il vero, trista femina! E ora voglio monstrarlo a' tuoi fratelli.
FULVIA Intrate e vedete chi io ho in camera e come questo fiero bacarozzo l'ucciderà. Su, venite!