Il processo di globalizzazione, infatti,
genera l’omologazione delle culture, spegne le particolarità e penalizza le
diversità, mettendo in crisi le identità personali e culturali, creando
complessi di inferiorità/superiorità tra le culture, mentre esalta il potere e
il monopolio della cultura della comunicazione in mano a pochi detentori. Si
pensi agli effetti di tale processo nell’ambito della vita consacrata, nei
nostri Istituti ormai sempre più multiculturali ed, essendo internazionali,
sempre più coinvolti nella globalizzazione.
Stiamo vivendo, infatti, un momento di
cambiamento forse mai registrato nella storia che ha messo in atto nei paesi
occidentali, una profonda crisi nel modo di pensare se stessi e la propria
identità, nel modo di percepire e di vivere la realtà, al punto da modificare
quasi radicalmente i paradigmi che reggono la cultura e le culture. E tali
trasformazioni hanno toccato molto da vicino anche la vita religiosa, inducendo
processi di ripensamento non solo dello stile di vita ma addirittura della
propria identità.
Nel contesto di una cultura di globalizzazione, che porta con sé
esigenze di pluricentrismo e di apertura interculturale, l’identità complessa
della vita religiosa esige un profondo processo di inculturazione che, se da
una parte implica mettere al centro l’alterità delle differenze e delle
culture, nello stesso tempo riporta all’essenziale dell’essere, ad una identità
dinamica che si confronta e si affida.
“Identità, cultura e vocazione” allora diventa un tema decisivo per il futuro della formazione alla
vita consacrata come pure per l’evangelizzazione. Il discorso, pur essendo
orientato verso indicazioni di carattere operativo, si presenta dal punto di
vista teorico abbastanza complesso perché tocca problemi che non sono affatto
periferici, bensì congiunturali, specie se si tiene conto dell’interconnessione
molto stretta che c’è tra i termini messi in rapporto. Quanto le identità,
delle persone e delle istituzioni, siano plasmate, trasformate, migliorate o
impoverite dalla cultura e dalle culture, è un dato che lo si ricava
immediatamente anche solo a partire dall’esperienza. Sullo sfondo di queste
grandi trasformazioni culturali pilotate e accelerate dal fenomeno della
globalizzazione, l’identità delle persone, al maschile e al femminile, e
l’identità stessa della vita religiosa, va ripensata e ri-compresa per
individuare percorsi formativi adeguati alle nuove emergenze e ai nuovi bisogni
derivanti dalla mutata situazione, soprattutto giovanile.
In una società
dominata dalla scienza, dalla tecnologia, dalla fiction, da modelli
standard di comportamenti e stili di vita, gli schemi interpretativi del
percorso di vita dei religiosi e religiose si presentano incerti, ambivalenti e
poco comprensibili dalle logiche correnti, specialmente dalle nuove
generazioni. Del resto, è proprio in tempo di cambiamento, così come avviene
per ogni crescita, che la vita religiosa può trovare in sé nuovi modelli di
vita e di missione, nuove chiavi di lettura di se stessa e della storia.
Sono molti, infatti, i tentativi di leggere le prospettive future a partire dai
nuovi fenomeni socioculturali, politici ed economici, e dalle nuove istanze che
provengono dall’interno della vita consacrata stessa, come l’inculturazione del
carisma, l’interculturalità e l’internazionalità, la missione evangelizzatrice
in rapporto alla cultura della comunicazione e alle sfide che questa comporta.
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