La moltiplicazione
degli scambi, la globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni hanno messo
al centro dell’educazione la questione delle identità individuali e collettive,
dei rapporti tra uomini e donne di diverse culture, della capacità di vivere
insieme nel reciproco rispetto della libertà di ciascuno, e soprattutto la
questione della modalità di gestione della violenza e della risoluzione dei
conflitti - dei rapporti di forza fra individui, gruppi e istituzioni. Ma, in
primo luogo, sono state messe in crisi le concezioni tradizionali
dell’identità, al punto che la questione dell’identità, sia individuale sia
collettiva, è diventata ormai una delle più urgenti e delle più complesse da
risolvere. 6
L’identità e la sua
formazione, in tale contesto, sembra sia diventata molto più problematica.
L’identità personale, difatti, si costruisce e si elabora ‘dentro una cultura’ che costituisce lo sfondo e il luogo
privilegiato per dare specificità e ‘colore’ ad ogni persona. L’identità non è
‘data fin dall’inizio’ come dotazione che si riceve alla nascita, ma
rappresenta il risultato laborioso e complesso di una storia personale,
costruita all’interno della trama di relazioni interpersonali e d’interazioni
molteplici con l’ambiente a partire dall’elaborazione dei modelli culturali e
delle differenti esperienze di vita.
L’identità, secondo
le recenti acquisizioni della psicologia, sociologia e antropologia culturale,
non è più considerata come una entità o una struttura, come ‘ciò
che rimane’ al di là del fluire delle vicende e delle circostanze, degli
atteggiamenti e delle esperienze, ma come una realtà costruita, ricercata,
‘inventata’. Essa ha un carattere di ‘costruzione’ che implica un lavoro
di differenziazione, cioè di separazione e di assimilazione, che però si
realizza sulla base di un continuo flusso e mutamento. 7
Perché l’identità
possa manifestarsi, è necessario che la persona percepisca se stessa come un
tutto unitario ed impari a riconoscere la propria separata diversità di
individuo (processo di individuazione),
in un continuo farsi e disfarsi, ‘separarsi da’ e ‘riconoscersi in’, nel
riconoscersi, cioè, uguale a se stesso e diverso dagli altri, al di là di tutte
le trasformazioni che mettono in crisi tale uguaglianza e tale diversità.
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É lecito allora
domandarsi: Quali sono i processi di acquisizione e di costruzione
dell’identità personale e culturale? E quali i percorsi formativi che
favoriscono la riappropriazione dell’identità personale e il ri-conoscersi nelle ‘differenze’ (di
genere, di lingua, di cultura, ...) contro il rischio dell’omologazione e
dell’anonimato?
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