La formazione
dell’identità vocazionale si attua mediante dei percorsi formativi che si snodano fondamentalmente lungo tre aree che sono strettamente collegate
tra loro: l’area dell’identità personale
e culturale, della crescita nella
fede, l’area della missione e
della spiritualità propria del carisma.
Guardando, in particolare, all’area
dell’identità personale e culturale si possono evidenziare alcuni percorsi
di riappropriazione specifici.
a) Progressiva
presa di coscienza della propria identità culturale e personale
La riappropriazione dell’identità avviene mediante la progressiva
consapevolezza della propria identità personale e culturale. E ciò non soltanto
a livello cognitivo, ma soprattutto a livello
emotivo-affettivo (i vissuti, le esperienze, le risonanze, la memoria...),
relazionale e sociale.
Chi sviluppa questa consapevolezza
assume una forza di proiezione e di apertura verso gli altri e verso le culture
che rende possibile un’interazione serena e libera. La persona è facilitata a
vivere nel rispetto delle diversità di cultura, di età e di formazione ed è
sollecitata a scoprirne i valori o a ricercarne la radice comune, senza
sentirsi per questo diminuita o inferiorizzata.
Un’attenzione particolare va data alla simbolizzazione delle
esperienze, cioè al grado di elaborazione cognitiva e di consapevolezza
vissuta e riflessa di se stessi e delle proprie esperienze, dei fatti e degli
eventi, dei simboli e dei codici della propria cultura. Tale processo esige la
maturazione di un pensiero logico formale che rende la persona capace di andare
al di là dell’immediato, del concreto e del visibile, per cogliere in
profondità il nucleo di senso nascosto in ogni esperienza e collegarlo mediante
un filo conduttore all’insieme della vita e della storia. Presuppone un
percorso di conoscenza obiettiva della propria storia e cultura, anche mediante
lo studio e l’approfondimento intellettuale.
b) Accettazione
della propria storia
Un secondo percorso
obbligatorio è dato dall’accettazione della propria storia, cioè dei fatti
vissuti, delle persone incontrate, delle relazioni, delle esperienze, dei
problemi risolti, ma soprattutto dei significati e riflessioni fatte su di
essi. Infatti, «l’identità corrisponde all’accettazione di tutto quanto ci è
accaduto: di tutto quello che abbiamo incluso o escluso, di ciò che siamo
diventati o non siamo diventati affatto, di quel poco che abbiamo affrontato
tentando di trovare una traiettoria esistenziale sufficientemente concatenata a
ragioni pratiche o ideali, oppure, a quel molto che non siamo riusciti affatto
a coordinare, trattenere per sempre, razionalizzare a nostro
piacimento».21
c) Imparare a parlare e a scrivere di sé
(autobiografia)
L’esperienza di sé
e della propria individualità si costruisce e si consolida già nell’adolescenza
dalla riflessività che però ha bisogno di uscire dal rischio della chiusura
emotiva su di sé (introspezione ‘selvaggia’) attraverso il racconto di sé, nella cornice di una storia. L’identità,
infatti, può trovare consistenza dalla storia che essa racconta, fa rivivere e
modifica a seconda delle diverse esperienze.
Il racconto
autobiografico può diventare uno spazio di crescita, in cui l’unità del
racconto conduce all’unità dell’identità pur nella molteplicità delle
esperienze che compongono la nostra vita. Imparare a parlare e a scrivere di sé
è come intraprendere un ‘viaggio formativo’, in cui si torna a vivere più
profondamente quelle esperienze, anche se non del tutto positive, che hanno
costituito la trama della nostra vita. É un riconfermare e, nello stesso tempo,
un rielaborare vissuti, fatti ed eventi alla luce di un nuovo senso della vita.
Tale cammino nell’età adulta può diventare un vero cammino di autoformazione e
di cura di sé.
In questi percorsi di riappropriazione è importante prestare attenzione
ad alcune istanze che si possono
formulare così:
*
come rimanere se stessi ed identici a se
stessi (un nucleo interiore che permane nel tempo)
nonostante i molteplici cambiamenti esterni ed interni, personali ed
ambientali;
*
come essere se stessi con le caratterizzazioni
e le qualità proprie che ci distinguono dagli altri (proprium), ma anche mediante l’integrazione di quei caratteri
comuni ad altre cose o persone e in un insieme integrato di componenti ed
elementi diversi (unità);
*
come divenire sempre più se stessi
assumendo i tratti e i valori dell’identità vocazionale-carismatica (identificazione con Cristo e con il carisma, ma anche con i ruoli e i compiti relativi
alla missione dell’Istituto e all’organizzazione comunitaria) per la
realizzazione della chiamata di Dio e del suo progetto di salvezza.
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