Progettare a partire dagli ultimi
I giovani
poveri al centro del progetto educativo
70.
Quando l'opzione preferenziale per i più poveri è al centro del progetto
educativo, le migliori risorse e le persone più preparate, sono messe anzitutto
al servizio degli ultimi, senza per questo escludere quanti hanno minori difficoltà
e carenze. È questo il senso dell'inclusione evangelica, tanto lontana dalla
logica del mondo. La Chiesa, infatti, intende offrire il suo servizio educativo
in primo luogo a «coloro che non hanno mezzi economici o sono privi
dell'aiuto e dell'affetto della famiglia o sono lontani dal dono della
fede».52 Situazioni ingiuste rendono talora difficile attuare questa
scelta. A volte, però, sono le istituzioni educative cattoliche ad essersi
allontanate da tale opzione preferenziale, che ha caratterizzato l'inizio della
maggior parte degli istituti di vita consacrata dediti all'insegnamento.
Questa scelta che
qualifica la vita consacrata va perciò coltivata fin dalla formazione iniziale,
affinché non venga considerata come riservata solamente ai più generosi e
audaci.
individuare le
situazioni di povertà
71.
Sulle orme del Buon Pastore, le persone consacrate s'impegnano a individuare
tra gli allievi le diverse situazioni di povertà che ostacolano la maturazione integrale
della persona e la emarginano dalla vita sociale investigandone le cause. Tra
di esse occupa un posto indiscutibile la miseria. Essa, spesso, porta con sé la
mancanza di famiglia e di salute, il disadattamento sociale, la perdita della
dignità umana, l'impossibilità di accesso alla cultura e conseguentemente una
profonda povertà spirituale. Il farsi voce dei poveri del mondo è una
sfida assunta dalla Chiesa, di cui devono farsi carico tutti i
cristiani.53 Le persone consacrate, a motivo delle loro scelte e
dell'impegno pubblicamente professato di uno stile di vita personale e
comunitario povero, sono maggiormente sensibili al dovere di promuovere la
giustizia e la solidarietà nell'ambiente in cui operano.
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