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Giulio Cesare Croce
Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri)

IntraText CT - Lettura del testo

  • Le sottilissime astuzie di Bertoldo. Nuovamente reviste e ristampate con il suo testamento nell'ultimo e altri detti sentenziosi che nel primo non erano
    • Bertoldo con una bellissima astuzia si ripara dal primo empito della Regina.
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Bertoldo con una bellissima astuzia si ripara dal primo empito della Regina.

 

Così Bertoldo s'inviò per andare dalla Regina, e avendo inteso come ella aveva commesso ai suoi cagnateri che subito ch'egli giongeva nella sua corte essi gli lasciassero andare tutti i cani incontro, acciò da quelli fusse crudelmente stracciato (tanto era incrudelita verso di lui), nel passare ch'ei fece per piazza vidde per buona sorte un villano il quale aveva una lepre viva, e comperolla, mettendosela sotto il mantello; e quando fu gionto nella detta corte gli furono lasciati i cani, i quali venivano verso lui correndo quasi come affamati, e l'averiano morto e stracciato con i fieri denti. Ma esso, vedendo il gran pericolo nel quale ei si trovava, subito lasciò gir la lepre che egli avea sotto, la quale non sì tosto fu veduta dai cani, che lasciarono stare di morder Bertoldo e si posero a correr dietro alla lepre, com'è lor natura, a tale ch'esso restò salvo e illeso dai crudi morsi di quei fieri cani, e così si ridusse innanzi alla Regina, la quale tutta ammirativa, credendolo morto da quei cani, tutta piena di disdegno e ira gli disse:

Regina.  Tu sei qua, brutto assassino?

Bertoldo.  Così non ci fussi come ci sono.

Regina.  Come sei scampato dai denti de' miei fieri cani?

Bertoldo.  La natura ha provisto all'accidente.

Regina.  La moglie del ladro non rise sempre.

Bertoldo.  Chi va al molino, bisogna che s'infarini.

Regina.  Chi ha le prime non va senza.

Bertoldo.  A chi tocca leva.

Regina.  A te toccarà a questa volta.

Bertoldo.  Non viene ingannato se non chi si fida.

Regina.  Promettere e non dare, vien per matto confortare.

Bertoldo.  Chi manco può, paga il bo'.

Regina.  Chi non gli gioca mal li spende.

Bertoldo.  A chi la va bene, par savio.

Regina.  Andar bestia e tornar bestia è tutt'uno.

Bertoldo.  Non bisognava entrarci, disse la volpe al lupo.

Regina.  Pur ci sei venuto tu, che fai l'astuto e il malicioso.

Bertoldo.  Pazienza, disse il lupo all'asino: tal va al sposalizio che non va a tavola.

Regina.  Ogni tempo viene, a chi può aspettarlo.

Bertoldo.  Ventura, pur che poco senno basta.

Regina.  Dietro il tuono suol venire la tempesta.

Bertoldo.  Il pesce grosso mangia il picciolo.

Regina.  Ogni gallo non conosce fava.

Bertoldo.  Ogni serpe ha il veleno nella coda, ma la femina irata lo tiene per tutta la vita.

Regina.  Tu non camperai del certo questa volta, usa pure quanta malizia tu puoi e sai, ch'io non voglio che tu ti vanti di fare più stratagemme contra le donne.

Bertoldo.  Chi non va a una fornata va all'altra, e chi va più presto inganna il compagno; però sbrigarmi in un tratto. In ogni modo, come disse la volpe al villano, se noi campassimo mille anni, noi non ci guardaremo mai più di buon occhio, né sarà buon stomaco fra di noi.

 

 




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