Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giulio Cesare Croce Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri) IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
Favola de i schiratoli e i topi dai fichi secchi.
Marcolfa. Dissero dunque questi uccelli che, nel tempo che le lumache tessevano delle pellicce, si trovarono nella città delle sanguettole alcuni topi, i quali faceano mercanzia di fichi secchi e teneano fornite tutte le città lor vicine, onde si partirono alcuni mercanti dell'India Pastinaca con alquanti sacchi di noci moscate per venirle a barattare in tanti barili di fichi secchi; e un giorno, essendo alquanto stanchi pel lungo viaggio, si posero all'ombra d'una querce antica e frondosa molto, qual era in mezzo a un verdeggiante prato, e quivi s'addormentarono; e mentre essi dormivano giunse un gran stuolo di porci cinghiali e, accostatisi a quei sacchi, gli dierono dentro de' grugni e mangiarono tutte le dette noci, ma ne portarono tutti la mala pena, perché, essendo usi a mangiar delle ghiande, sùbito ch'essi ebbero quelle noci in corpo, se gli mosse un tal garbuglio nelle budelle, che non solo furono astretti a vomitare, ma ciò ch'essi tenevano nel corpo ancora, e si espedirono tutti in poco d'ora; onde di qui nacque il proverbio che le noci moscate non sono fatte per i porci cinghiali. Svegliati che furono i detti mercanti, e trovando i sacchi loro tutti stracciati e mangiata la lor mercanzia da' detti porci, restarono molto dolenti; pur non volsero restar di non gire innanzi, trovandosi alcune pelli di donnola da donar al re delle tinche fritte, al quale nel passar che fecero in detta città gliele appresentarono, ed esso in iscambio di quelle fece far loro un bellissimo presente, il quale parte fu tartuffi, parte sorbe secche, e così con dette robbe passarono nella città delle sanguettole, e fu proprio quell'anno che si segarono i prati, ed essendo giunti quivi barattarono quei tartuffi e quelle sorbe in tanti barili di fichi secchi, dandogli giunta alquanti funghi salati, i quali si trovavano avere in un bussolotto di terra creta cotta al sole. Così con i detti barili s'imbarcarono nel porto delle salamandre e dopo alquanti dì arrivarono nel porto de' scarafaggi e trovandosi travagliati dal mare si rissolsero di sbarcarsi in detta città e ivi riposarsi alquanti giorni, e, fatto portare i detti barili in doana, gli fecero sgabellare; ma i poveretti, fidandosi troppo de' gabellini, furono traditi da essi, poiché, avendo quei scarafaggi anasato i barili de' detti fichi, tosto s'imaginarono una frode, la qual fu questa, cioè di votargli que' barili di fichi ed empirli di tante di quelle pallottole di sterco di bue (con riverenza) ch'essi son usi di fare l'estate nelle careggiate delle strade. Pensatosi dunque quest'inganno, tosto lo posero in esecuzione e votarono tutti i barili, cavandone i fichi, e gli riempirono di quella mercanzia che già vi ho detto e, bollati i detti barili e fatto loro passaporto e segnata la bolletta e presa la fede della sanità, si partirono di là e in pochi dì gionsero nelle lor contrade, dove tutta la città corse a rallegrarsi seco dell'essere essi tornati sani e salvi alla patria; e perché ognuno avea gran desiderio di veder la mercanzia ch'essi aveano condotta, furono pregati a voler aprire i barili. Non fu mai tanta furia quando si dà la fava il dì de' morti alle porte de' ricchi, né tanta calca di villani il sabato a comprar del sale, quanto era la furia e la calca di coloro che volevano comprare de' detti fichi, e quelli che non potevano avicinarsi gli gettavano i fazzoletti co' danari come si fa a quelli che cantano in banco, pregandogli con la beretta in mano ch'essi gliene dessero chi una libbra, chi due, chi più, chi manco; ed era tanta la moltitudine di quelli ch'essi aveano intorno, che andarono a pericolo più volte d'esser soffocati. Pur Alfine apersero i detti barili, dove in iscambio di trovarvi i fichi secchi dentro, vi trovarono tante pallottole di sterco di bue, onde restarono talmente confusi e scornati, che non sapevano che si dire; e quelli i quali gli aveano dato i lor danari se gli fecero rendere indietro, e se gli levò un schiamazzo dietro di batter de mani, e di zufolare, che i poverelli furono quasi per andarsi a impiccare per la mala vergogna, vedendosi esser stati burlati a quella foggia, e vedersi similmente far dietro il ciambello da quelli i quali aspettavano i fichi secchi, e vedere loro appresentarsi delle sudette pallottole; né furono mai più arditi di comparire sulla pubblica piazza, ma si ritirarono alla villa, dove che, pensando a simil caso, in pochi giorni morirono disperati. Questa favola mi narrava la detta vecchia, la quale torna tanto a proposito nostro, che non si può dir di più, poiché il Re ha mandato a pigliarci di là su pensando che noi siamo dolci e domestici nel conversare e nelle creanze, e riusciremo tante di quelle pallottole impastate là per le strade dai scarafaggi, cioè da' costumi rozzi e villani, a tale che chi ci ha guidati qua giù avrà spesso delle rampogne da tutta la corte, avendo condotti, in iscambio di due barili di fichi dolci e saporiti, due barili d'una mercanzia stomacosa come siamo noi, che in poco tempo verremo a nausea a tutti, e già questo mio fantacciotto ha cominciato a dare segno delle sue balorderie, le quali ogni dì più anderanno crescendo; onde era meglio assai per il Re lassarci stare a casa nostra, che farci venire qua giù a essere babuini di corte. Ma chi così vuole così abbia; io ho mostrato fin ad ora che io sono pronta per sempre ad ubidire all'una e l'altra Maestà.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |