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Giulio Cesare Croce Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri) IntraText CT - Lettura del testo |
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Il medico va a vedere Bertoldino e vi è assai da fare fra di loro.
Partita la Marcolfa dalla città e arrivata a casa, entrò nella stanza ov'era Bertoldino e trovò ch'egli dormiva, e aprendo i balconi andò al letto di lui e lo chiamò più volte; ma esso era tanto soffocato nel sonno, che non rispondeva, né poteva aprire gli occhi. Intanto arrivò il medico e, apressatosi al letto, lo scoperse un poco per vedere come stava, e trovandolo assai pesto per la caduta, e ancora per essersi dato quelle stroppacciate, disse alla Marcolfa: Medico. Guardate, madonna, se lo potete far svegliare, acciò che io lo possi ben vedere per tutto, che poi vi ordinarò quel tanto che voi avrete a fare. Marcolfa. Bertoldino, o Bertoldino, non odi? Svégliati! Bertoldino. Io non mi posso svegliare. Marcolfa. Perché non puoi? Bertoldino. Non vedete s'io dormo? Marcolfa. E svégliati in tua buon'ora; se no, ch'io ti tirerò giù del letto. Bertoldino. E andate un poco a filare, e non mi date impaccio. O questa sarà bella: se io dormo quant'io posso, volete che io mi desti? Medico. Ah, ah, ah! O questa è ben da ridere. Ei parla e dice che dorme. O questo sì, che è un cervel bislacco. Bertoldino. Chi è questo barbone ch'è qui con voi? È egli un castratore? Affé, me non castrarete, messere. Andate pure a fare i fatti vostri e ringraziate il Cielo ch'io dormo, ché s'io non dormessi mi levarei su e vi darei tante bastonate che io vi fiaccherei; ma buon per voi che io non son svegliato. Medico. Questo sarebbe a punto quello ch'io vado cercando. Fratello, orsù, attendi pur dunque a dormire come tu fai, che buon per me che tu non sei svegliato. Orsù, madonna, io ho visto tutto quello che occorre, così di grosso; e però io vi mandarò cinque pillole, che gli scarichino la testa, e perché non gli potresti fare un serviziale gli porrete una cura e gli darete un poco di cassia in bocconi per tre mattine, e tutte le dette cose saranno qui fra mez'ora; né dubitate, che non avrà male. Restate in pace, a Dio. Marcolfa. Andate, che il Cielo v'accompagni, e vi ringrazio per infinite volte e direi di darvi da bere, ma le grue ci hanno bevuto il vino. Medico. Non ho bisogno di nulla. Restate sana e lasciatelo dormire come fa. Così il medico si partì, ridendo della gran semplicità di costui, che ragionava tuttavia e diceva che dormiva; e, giunto alla Regina, gli narrò questa babionata: la quale rise tanto, che vi mancò poco che non se gli aprisse il petto, e così fece il Re. Poi ordinarono che gli fusse mandate le dette robbe e così fu fatto, e tosto che la Marcolfa ebbe in mano le dette medicine andò al letto da Bertoldino, dicendo: Marcolfa. Dormi tu più, barbagianni? Bertoldino. E s'io non dormessi, che vorresti voi da me? Marcolfa. Io ti voglio dare una medicina che ha ordinato il medico che io ti dia, che subito guarirai. Bertoldino. Io dormo, io dormo. Pigliatela voi per me. Marcolfa. Orsù lèvati a sedere, ché bisogna che tu pigli un poco di cassia, e poi t'ungerò le spalle con un poco di unto di dialtea, e non averai mal nessuno. Bertoldino. Ch'io mangi una cassa? O che la mangi lui, s'egli ha fame. Marcolfa. Dico della cassia in bocconi, o pure la vorrai pigliare così in canna, che nell'uno o nell'altro modo ti farà giovamento. Bertoldino. Come vuol egli ch'io tranguggi delle casse e delle canne, quell'animalaccio? Perché non ha ordinato che mi fate una decina di castagnacci? Oh, egli deve esser il bello ignorante. Marcolfa. Io ti farò poi i castagnacci, quando tu avrai tolti questi rimedi; e, se non vuoi questa cassia, piglia queste quattro pillole; poi ti metterò questa cura, ché queste ti scaricaranno di sopra e quest'altra di sotto, e non avrai più male. Bertoldino. Orsù, io mi contento di far quello che voi volete, ma fatemi poi i castagnacci. Marcolfa. Non ti dubitar di questo, lascia pur fare a me. Orsù, ecco qua le pillole, e questa è la cura. Tranguggia queste pallottine prima, e poi io ti metterò la cura. Bertoldino. Datemi ogni cosa in mano a me. Marcolfa. Piglia, e sfòrzati di mandarle giù. Su, fa' buon animo.
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