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Giulio Cesare Croce Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri) IntraText CT - Lettura del testo |
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Marcolfa. Ohimè, poveretto, scendete signor Erminio, che costui senz'altro si è storpiato. Erminio. Eccomi sceso; che fai Cacasenno? ti sei fatto male? Cacasenno. O male o bene, voglio tornarmene a casa. Erminio. Orsù rimonta a cavallo, e nel modo ch'io ti pongo la briglia in mano, così lascia venire il cavallo. Cacasenno. Se volete ch'io monti, voglio che mi lasciate montare nel modo che ho visto far voi. Erminio. Son contento: monta ch'io tengo il cavallo, e poiché non arrivi alle staffe, monta su questo sasso. Erminio montò a cavallo e lasciò che la Marcolfa li tenesse il cavallo. Intanto Cacasenno, pigliando il vantaggio, pose il piè mancino nella staffa dritta, e salito che fu si trovò con la faccia volta verso le natiche del cavallo; quivi Erminio crepava dal ridere, e volendo ch'ei smontasse, mai fu possibile a persuaderlo.
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