MAGGIORDOMO,
E DETTI
Maggiordomo.
S appia no, le Regie Corone loro, che nel salir le scale del Palazzo, mentre Marcolfa
entrava in sala, questo bamboccio disse a un Palafreniere che si sentia volontà
di orinare. Fu egli intanto condotto al luogo di necessità, con sopportazione
parlando, ed uscitone fuori non serrò l'uscio della bussola, onde io
trovandomi, così gli dissi: Fanciullo, tirati dietro l'uscio, per non sentire
il fetore; ed egli, levando l'uscio della bussola dai gangheri, se lo trascina
dietro, onde così l'abbiamo introdotto qui a Loro.
Re.
Dimmi Cacasenno, perché ti trascini dietro quell'uscio?
Cacasenno.
Che importa a voi di saperlo?
Re.
M'importa perché sono il padrone di casa.
Cacasenno.
Se siete il padron di casa, quest'uscio adunque è vostro; ditemi che ne ho da
fare.
Re.
Lascialo andare.
Cacasenno.
Uscio vattene, che il padrone ti dà licenza; vattene, dico, tu pesi troppo, né
ti posso più tenere in ispalla; che sì, uscio, se tu non obbedisci, il padrone
di casa ti farà qualche scherzo.
A quella
semplicità corse la Marcolfa, e levatogli l'uscio di spalla, ordinò a Cacasenno
che facesse un inchino al Re ed al la Regina, ed inchinatosi fino a terra, ad
ambedue baciasse la mano; allora Cacasenno, quasi un nuovo Cabalao, con bella
grazia si pose trabocconi per terra, così dicendo:
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