MARCOLFA
Serenissime
Corone, tra le belle cose che raccontava mio marito, questa in tal proposito
parmi bellissima. Diceva che Alessandro Magno un giorno donò a Senocrate
Filosofo una quantità d'Oro, ed egli lo rifiutò. Quest'azione da molti fu
lodata; ma non da Alessandro, anzi sommamente biasimata, poiché le ricchezze
non si devono desiderare per cupidigia, ma servirsene ne' suoi bisogni
necessari, e dell'avanzo praticar la virtù della Liberalità. Onde il Filosofo
ricusando il dono ingiuriò Alessandro e pose sé stesso in miseria, né giovò ad
alcuno. Io intanto delli fiorini, con il smeraldo da portare a mia Nuora, ne
ringrazio le Regie Corone loro, e piglio l'ultimo congedo augurandole sanità,
felicità, vita lunga e prosperità, con tutti quei beni che umanamente si
possono desiderare.
Restarono
grandemente meravigliati il Re e la Regina dell'eloquenza di Marcolfa, né la
giudicorno Donna montanara, ma sì bene abitatrice della montagna, la quale ben
dava saggio che fu moglie dell'astuto Bertoldo, tanto celebre al mondo. Intanto
la mattina per tempo, Marcolfa e Cacasenno furono condotti in Lettiga alla Casa
loro in montagna, ed al ritorno il Lettighiero diede minuto conto alle Regie
Corone dell'allegrezza che fecero al loro arrivo Bertoldino, Menghina, i Cani,
i Gatti, le Galline, le Pecore, i Porci, con tutti i Montanari e bestie di quel
luogo; ma molto più fu allegro Bertoldino quando sentì il suono delli fiorini
d'Oro, e Menghina in ricevere il bel smeraldo, onde vinta da soverchia
allegrezza non si poteva saziare di abbracciare e far mille carezze e vezzi al
suo bel Cacasenno. E perché la Marcolfa, sebbene Donna abitatrice della
montagna, sapeva nondimeno leggere e scrivere, alla partenza del Lettighiero
gli diede un piego per presentare in nome suo al Re e alla Regina; il che fu
eseguito; e giunto che fu il detto Lettighiero in Corte, presentò il piego al
Re, ed appena che lo ricevé se ne andò dalla Regina, dove con grandissimo loro
gusto e diletto lessero il contenuto:
Serenissime
Corone, salute.
Al ritorno
che fa il Lettighiero alla Corte, a me par termine di creanza dar contezza alle
Regie Corone loro del nostro felice arrivo, ed insieme l'allegrezza che hanno
sentito il mio Figlivol Bertoldino e Menghina mia Nuora de' donativi a noi
fatti, delli quali le ne rendiamo grazie infinite. Di Cacasenno non ne scrivo,
stante che il Lettighiero essendosi partito questa mattina a buonissima ora, ed
egli stava in letto che dormiva. E questa servirà per picciola ricognizione,
con che do fine: e con tutta la nostra famiglia le preghiamo felicità, ecc.
Fine.
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