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Giulio Cesare Croce
Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri)

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  • Novella di Cacasenno figlio del semplice Bertoldino   Divisa in discorsi e ragionamenti Opera onesta e di piacevole trattenimento, copiosa di motti, sentenze, proverbi ed argute risposte, aggiunta al Bertoldino di G. C. Croce da Camillo Scaligeri dalla Fratta [Adriano Banchieri]
    • MARCOLFA
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MARCOLFA

 

Serenissime Corone, tra le belle cose che raccontava mio marito, questa in tal proposito parmi bellissima. Diceva che Alessandro Magno un giorno donò a Senocrate Filosofo una quantità d'Oro, ed egli lo rifiutò. Quest'azione da molti fu lodata; ma non da Alessandro, anzi sommamente biasimata, poiché le ricchezze non si devono desiderare per cupidigia, ma servirsene ne' suoi bisogni necessari, e dell'avanzo praticar la virtù della Liberalità. Onde il Filosofo ricusando il dono ingiuriò Alessandro e pose sé stesso in miseria, né giovò ad alcuno. Io intanto delli fiorini, con il smeraldo da portare a mia Nuora, ne ringrazio le Regie Corone loro, e piglio l'ultimo congedo augurandole sanità, felicità, vita lunga e prosperità, con tutti quei beni che umanamente si possono desiderare.

Restarono grandemente meravigliati il Re e la Regina dell'eloquenza di Marcolfa, né la giudicorno Donna montanara, ma sì bene abitatrice della montagna, la quale ben dava saggio che fu moglie dell'astuto Bertoldo, tanto celebre al mondo. Intanto la mattina per tempo, Marcolfa e Cacasenno furono condotti in Lettiga alla Casa loro in montagna, ed al ritorno il Lettighiero diede minuto conto alle Regie Corone dell'allegrezza che fecero al loro arrivo Bertoldino, Menghina, i Cani, i Gatti, le Galline, le Pecore, i Porci, con tutti i Montanari e bestie di quel luogo; ma molto più fu allegro Bertoldino quando sentì il suono delli fiorini d'Oro, e Menghina in ricevere il bel smeraldo, onde vinta da soverchia allegrezza non si poteva saziare di abbracciare e far mille carezze e vezzi al suo bel Cacasenno. E perché la Marcolfa, sebbene Donna abitatrice della montagna, sapeva nondimeno leggere e scrivere, alla partenza del Lettighiero gli diede un piego per presentare in nome suo al Re e alla Regina; il che fu eseguito; e giunto che fu il detto Lettighiero in Corte, presentò il piego al Re, ed appena che lo ricevé se ne andò dalla Regina, dove con grandissimo loro gusto e diletto lessero il contenuto:

 

Serenissime Corone, salute.

Al ritorno che fa il Lettighiero alla Corte, a me par termine di creanza dar contezza alle Regie Corone loro del nostro felice arrivo, ed insieme l'allegrezza che hanno sentito il mio Figlivol Bertoldino e Menghina mia Nuora de' donativi a noi fatti, delli quali le ne rendiamo grazie infinite. Di Cacasenno non ne scrivo, stante che il Lettighiero essendosi partito questa mattina a buonissima ora, ed egli stava in letto che dormiva. E questa servirà per picciola ricognizione, con che do fine: e con tutta la nostra famiglia le preghiamo felicità, ecc.

 

Fine.




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