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Giulio Cesare Croce
Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri)

IntraText CT - Lettura del testo

  • Le sottilissime astuzie di Bertoldo. Nuovamente reviste e ristampate con il suo testamento nell'ultimo e altri detti sentenziosi che nel primo non erano
    • Insolenza d'un parasito.
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Insolenza d'un parasito.

 

Allora un parasito che stava appresso il Re, il quale serviva ancora per far ridere e si chiamava Fagotto per essere egli uomo grosso, picciolo di statura, con il capo calvo, disse al Re: “Di grazia, Signore, fammi grazia ch'io ragioni un poco con questo villano, ch'io lo voglio chiarire”. Disse il Re a lui: “Fa' quello che ti pare; ma guarda a non fare come fece Benvenuto, il quale andò per radere e fu raduto”. “No, no - rispose Fagotto - io non ho paura di lui”, e volto verso Bertoldo con un ceffo stravagante le disse:

Fagotto.  Che dici tu barbagianni caduto del nido?

Bertoldo.  Con chi parli tu, allocco spennacchiato?

Fagotto.  Quante miglia sono dal far della luna ai Bagni di Lucca?

Bertoldo.  Quanto fai tu dal caldaron della broda alla stalla?

Fagotto.  Per che causa fa la gallina negra l'ova bianche?

Bertoldo.  Per che causa il staffile del Re fa venire nere a te le chiappe di Fabriano?

Fagotto.  Chi sono più, i Turchi o gli Ebrei?

Bertoldo.  Chi sono più, quelli che tu hai nella camicia o nella barba?

Fagotto.  Il villano e l'asino nacquero tutti due a un parto istesso?.

Bertoldo.  Il gnattone e il porco mangiano tutti due ad un'istessa conca?

Fagotto.  Quant'è che tu non hai mangiato rape?

Bertoldo.  Quant'è che non t'è stato dato la coperta?

Fagotto.  Sei tu un bufalo o una pecora?

Bertoldo.  Non mettere in ballo i tuoi parenti.

Fagotto.  Sin quando starai tu a lasciar da parte le tue astuzie?

Bertoldo.  Quando tu lascierai stare di leccare i piatti di cucina.

Fagotto.  Al villano non gli dar bacchetta in mano.

Bertoldo.  Al porco e alla rana non gli levare il fango.

Fagotto.  Il corvo mai non portò nuova buona.

Bertoldo.  Il nibbio e l'avoltore vanno sempre dietro le carogne.

Fagotto.  Io sono uomo da bene e ben creato.

Bertoldo.  Chi si loda s'imbroda.

Fagotto.  Il villano è un mal animale.

Bertoldo.  E l'adulatore è un brutto mostro.

Fagotto.  Non fu mai villano senza malizia.

Bertoldo.  Non fu mai gallo senza cresta, né parassito senza adulazione.

Fagotto.  Le tue scarpe hanno aperta la bocca.

Bertoldo.  Le ridono di te, che sei una bestia.

Fagotto.  Le tue calze sono tutte rappezzate.

Bertoldo.  Meglio è avere rappezzato le calze che il mostaccio come hai tu.

 Avea costui molti segni sulla faccia che gli erano stati dati per suo benemerito; dove che, sentendosi toccare sul vivo, né sapendo che si rispondere, venne rosso in viso come il fuoco per vergogna, tanto più che tutta la corte cominciò a ridere di questo motto, onde cominciossi ad acchettare; e volontieri si saria partito se quei cavalieri non l'avessero trattenuto.

Ma Bertoldo, che per aver ragionato assai aveva la bocca piena di saliva, né sapendo dove sputare, essendo ornata la sala tutta e le pareti di panni di seta e d'oro, disse al Re: “Dove vuoi tu ch'io sputi?” Disse il Re: “Va, sputa in piazza”. Allora Bertoldo voltossi verso Fagotto, qual era tutto calvo, come già vi dissi, gli sputò in mezo della testa, onde costui alterato si querelò innanzi al Re dell'ingiuria fatta. Disse Bertoldo: “Il Re mi ha dato licenza ch'io sputi in piazza; e qual è la più bella piazza quanto la tua testa? Non si dice per proverbio, testa calva, piazza da pedocchi? Ecco dunque ch'io non ho fatto errore alcuno, e che io ho sputato in piazza secondo la commissione del Re”.

Tutta la corte diede ragione a Bertoldo, e Fagotto spazzandosi la zucca convenne aver pazienza; e avrebbe voluto esser digiuno di essersi mai impacciato con lui; e tutti n'ebbero gran piacere perché costui faceva professione di bellissimo ingegno e dava delle canzoni a tutti; e ora non ardiva a pena di alzare più gli occhi per vergogna, e fu quasi per andarsi a impiccare per il dispiacere.

E perché era sera, il Re accomiatò tutti i suoi baroni e disse a Bertoldo che tornasse da lui il seguente, ma che non fussenudovestito.

 

 




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