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Giulio Cesare Croce Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri) IntraText CT - Lettura del testo |
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Risoluzione di donne animose.
Passata la notte e tornato il giorno chiaro, le dette donne si levarono e si ridussero insieme, e come disperate non sapevano che partito si dovessero pigliare circa il tornare più alla presenza del Re, per l'errore commesso; e parimente stavano in dubbio se dovevano tornare dalla Regina, o sì o no; chi diceva a un modo e chi a un altro, chi persuadeva di andare, chi di restare. Al fine, dopo molti parlamenti, si fece innanzi una di loro che aveva un poco più gagliardo il cervello di tutte l'altre e disse: “A che perdere più tempo in far tante chiacchiere fra noi? L'errore è già fatto, né si può coprire, né manco emendare se non con chiedere perdono al Re e confessare liberamente il fatto com'egli sta. Imperocché esso è di natura benigno e massime con le donne, facilmente ci perdonerà; e io sarò la prima andare inanzi. Su, fate buon animo e seguitatemi poiché questa all'ultimo non è morte d'uomo; sarebbe mai egli più che un uccelletto da quattro quattrini il quale è volato via? Venite meco e non temete punto”. Altre dicevano che il Re averebbe più a sdegno l'atto della disobedienza, che se esse gli avessero fatto scampar via quanti fagiani e pernici egli si trovava avere ne' suoi boschetti e giardini. Al fine, volta e rivolta, si risolsero d'appresentarsi alla Regina e narrargli il fatto, e così fecero.
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