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Giulio Cesare Croce
Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri)

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  • Novella di Cacasenno figlio del semplice Bertoldino   Divisa in discorsi e ragionamenti Opera onesta e di piacevole trattenimento, copiosa di motti, sentenze, proverbi ed argute risposte, aggiunta al Bertoldino di G. C. Croce da Camillo Scaligeri dalla Fratta [Adriano Banchieri]
    • MARCOLFA, SERVO E CACASENNO
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MARCOLFA, SERVO E CACASENNO

 

Marcolfa. Povera me tapina, che spettacolo è questo?

Servo. Sappiate Madonna Marcolfa, che questo vostro zucca senza sale, dopo avere merendato disse che voleva dormire, onde io non lo giudicando così semplice, gli dissi: Se vuoi dormire monta sul letto, ed egli a guisa di quei fanciulli che sogliono pigliar l'Oca, invece di montare sul letto (come dissi) s'aggrappò con le braccia e le gambe ad una colonna della trabacca e giunto alla staggia dove sono li anelli del coltrinaggio, essendo essa staggia fragile, si è scavezzata per il peso ed è qui caduto come vedete.

Marcolfa. Di questo non vi meravigliate, il mio uomo da bene, perché nella nostra montagna non si usano ai letti queste trabacche, ond'egli si è imaginato, che il coperto sia il letto, e volendovi salire come fosse un Castagno, cagionò questo disordine; ma poverina me, costui non parla; olà Cacasenno che fai?

Cacasenno. Ho tanto sonno ch'io dormo; di grazia Nonna non mi svegliate.

La Marcolfa, levandolo da terra tutto sonnacchioso lo pose sopra il letto, e chiudendo le finestre lasciollo acciò potesse dormire; intanto il Servo con suo gran gusto corse dal Re e Regina, i quali erano insieme e si stupivano della memoria di Marcolfa, avendo alla mente tante belle cose udite già raccontare dall'astuto Bertoldo, ed ancora non si saziavano di ridere della positura di Cacasenno mentre stava traboccone in terra, aspettando li ponessero la mano in bocca per baciarla. Quivi entrando Attilio ansioso li raccontò la caduta di Cacasenno da sopra il coperto della trabacca; or quivi si raddoppiò il riso, e tanto godevano di questa simplicità che se la fecero raccontare un'altra volta, sempre crescendogli maggior piacere.

  Il Re ordinò di nuovo al Servo che tornasse all'appartamento di Cacasenno e sapesse di mano in mano dar minuto racconto di quanto succedeva, siccome da Attilio fu effettuato. Ora, mentre Cacasenno dormiva, la Marcolfa intanto stanca dal viaggio si ristorò e reficiò di mangiare, bere, e dormire; e mentre ella saporitamente dormiva fu risvegliata da uno stramazzone che diede Cacasenno giù dal letto gridando:

 

 




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