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Giulio Cesare Croce
Bertoldo e Bertoldino (Cacasenno di A. Banchieri)

IntraText CT - Lettura del testo

  • Novella di Cacasenno figlio del semplice Bertoldino   Divisa in discorsi e ragionamenti Opera onesta e di piacevole trattenimento, copiosa di motti, sentenze, proverbi ed argute risposte, aggiunta al Bertoldino di G. C. Croce da Camillo Scaligeri dalla Fratta [Adriano Banchieri]
    • MARCOLFA, RE E REGINA
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MARCOLFA, RE E REGINA

 

Marcolfa. Serenissime Corone, ritrovando qui ambedue loro, m'è intervenuto come a quell'uccellatore, il quale, tendendo una pania, prese due uccelli. Eccomi, o Regie Corone, a chieder loro licenza per tornarmene con Cacasenno a casa, poiché il dimorar quivi porta molto incomodo alla famiglia nostra; sono quattro giorni che siamo fuori e perciò, con loro buona grazia, desidero il loro compatimento.

Re. Volendo voi tornare a casa per le ragioni addotte, me ne contento, sebbene il vostro restar quivi qualche giorno ne sarìa gustoso.

Marcolfa. In tutte le azioni moderne piace la brevità e poi il suddito non deve domesticarsi con il Prencipe alla lunga, perché talvolta non è di vena, e gl'interviene quello che successe del gatto col topo, che scherzando un pezzo, infine al topo viene strucato il capo. Mio marito usava dire che l'aver amicizia col Prencipe, è come un fuoco d'inverno: non accostarvisi tanto che ti scotti, né star tanto lontano che non ti scaldi, ma tenersi così alla mezzana.

Re. Questi accidenti mai scorreriano nella persona vostra, conoscendovi noi per donna sincera; perciò, volendo andar, di nuovo me ne contento, ogni volta che la Regina se ne compiaccia..

Regina. Mi contento, con patto che in capo d'un anno torniate a rivederci con Cacasenno. Dico bene, che se non fosse gl'interessi della famiglia che dite, vorrei veniste ad abitar con noi.

Marcolfa. Credami certo, Serenissima Regina, che se lasciassi quella nostra buon'aria scoperta di montagna, bere di quelle nostre acque, e mangiar cibi grossi, per venire ad abitare in questi luoghi serrati, ber vino e mangiar cibi delicati, in breve cadrei in qualche indisposizione; sì come, s'io abitassi in Corte, io che son donna che procedo con ogni schiettezza d'animo, non potrei compatire tanti Cortigiani interessati ed adulatori, che sogliono praticar la Corte.

Regina. E come conoscereste questi tali?

Marcolfa. Ben avendoli dipinti al naturale in alcuni terzetti, osservati da mio marito, mentre conversò in Corte: e me li son tenuti a memoria.

Regina. Questi terzetti voglio da voi sentire.

Re. Senz'altro, perché devono esser molto belli.

Marcolfa. Sono contenta di recitarli, ma vorrei vi fossero di continuo alla memoria.

Regina Diteli pure.

 

 




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