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Giulio Rospigliosi Il palazzo incantato IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena III
Brandimarte, t'arresti? Perché m'inuoli, o Ciel, ciò, che mi desti? D'acutissime spine, O mio sposo, e signor', l'alma è trafitta; Ma più, ch'altro mi doglio Del tuo proprio cordoglio. Deh, se rende giamai tua mente afflitta Questa ria lontananza, (Ma il Ciel non uoglia) alla mia pena eguale, Che tua son, ti rammenta, Della mia salda fé tempri ogni cura. A te sen corre ogni mia uoglia intenta; In te, uie più, ch'entro me stessa, io uiuo. Mentr'anche non mi uedi, Quali sian le mie fiamme, a te lo chiedi.
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