Scena IV
Orlando, e Gradasso
Orlando
Là negl<i> ampi Giardini
[637]
Chiamai più d'una uolta il suo bel nome,
Ma in darno lo chiamai però, che solo
Rispose echo dolente al mio gran duolo.
Gradasso
Oue n'andiamo, e come
Partir' potremo, Orlando?
Non pur chiuso è il sentiero,
Né saprei con qual arte,
Ma cambiato ha sembianza in ogni parte.
Orlando
Son finte larue, o pur contemplo il uero?
Gradasso
Maledetto il pensiero, e la cagione,
Che m'hanno hoggi qua spinto!
O confusa magione!
O cieco Laberinto!
Orlando
Di non credute insidie al fin m'auueggio,
Ma tardo auuedimento a che mi gioua?
Tentiam', Gradasso, a proua,
Che di sì iniquo seggio
Cada l'altera mole al fin disfatta.
Precipiti, s'abbatta,
E il diroccato muro
Co' suoi laceri auanzi altrui dimostri,
Che degli sdegni nostri, [638]
Qual fulmine di Guerra,
L'impeto ardente ogni riparo atterra.
Gradasso
È uano ogni desio, uana ogni proua;
Quindi irritato il petto,
Fa, ch'io fremo di rabbia, e di dispetto;
E ben odio a ragion' quest'alte soglie,
Poiché stima cangiarsi un cor gentile,
Se libertà non toglie,
Anche augusto Palagio in carcer' uile.
Orlando
Lasso! d'ogni conforto hoggi mi priua
Crudo amor', cruda sorte;
Anzi mi spinge a morte.
Esser' non può, che senza uita io uiua.
Gradasso
Dispietata Prigione,
Oue mi ueggo ingiustamente auuolto,
Quando n'andrò, quando n'andrò disciolto?
(a due)
O fato, o stella acerba,
Che a suentura cotanta hoggi mi serba!
S'è inconsolabil' pena
Perder la libertà,
Come, ah, come n'affrena
Dura necessità!
O doglia, o caso indegno,
Trouar senza riparo aspro ritegno!
S'altroue il cor sospinge
Desio d'alta beltà,
Doue, ah doue il piè spinge
Dura necessità?
Orlando
Ma pur l'oro lucente
Di quella bionda treccia, ond'io son cinto,
È laccio più possente
Del carcer' crudo, oue rimango auuinto.
Gradasso
Come può mai quel nodo esser' maggiore?
Orlando
Stringe questo la salma, e quello il core.
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