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Giulio Rospigliosi Il palazzo incantato IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena V
S'a me pur tocca rinouar' gl<i> esempij Solo in ciò differenti: Fur gl<i> altrui tradimenti, Prendendo (ah crudo!) i miei sospiri a scherno, Precipitò dentro a penoso inferno. Potessi io pure almeno [640] Su la riua di Lete ogni memoria Per un solo infedele, Volgi contro a ciascuno irati accenti. Toglier' non dèe d'alta uirtude i uanti. Ah, che son tutti a se medesmi equali! Non conoscon' pietà, non serbon' fede, Son de' nostri pensieri aspri tiranni, Verso chi più lor crede. Instabili, spietate, assai più fiere Celar' sotto l'ambrosia empio ueleno, Esser' d'amor' nemici, e portar' solo Nella lingua le fiamme, il ghiaccio in seno: Questi sono i lor uanti, i lor trionfi Scriuasi queste imprese in saldi marmi. [641] Troppo trascorre homai senza ritegno, Già non son tutti infidi. Io per me godo Mentre, che scorgo in Mandricardo unita Onde per me gradita Soaue il dardo, e fortunato il nodo. Se nel Campione, il suon di cui rimbomba Sarà quasi tra i Corui una Colomba. Ma sempre ciò, che luce oro non è. E se quel fraudolente Vendica con sua morte un Innocente. (a due)
Le dure... Le dolci... (a due) ...catene! Quelle lusinghe sue...
...son tutte infide. ...tutte son fide. Ah, t'inganni! Come no? <Ah,> t'inganni: anch'io lo so. Se il mio core Come no? <Ah,> t'inganni: anch'io lo so. (a due) Habbia il uer[o] pur il suo loco: Negl<i> amanti ogn'hor si uede...
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