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Giulio Rospigliosi Il palazzo incantato IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena V
Oue più mi riuolgo, o che più spero? Di sì immenso ricetto in ogni parte Cerco, auuerto, riguardo, e nulla trouo. Che può salua ridurmi al patrio nido. Rimanti, Albergo infido! [585] Hor, ch'ho solo al partir' uolto il desio? Aspetta, o Sacripante, Che teco uengo anch'io. Qui mi conduce hor, che tue grazie attendo. Sarà meco tua cura Sol con un cenno esercitar' l'impero, Che d'eseguirlo poscia è mio pensiero. Di gir bramoso alla paterna soglia, Quando però dal muouer' meco il piede Altra cura maggior' te non distoglia. Qual può giungere a me sorte più lieta? Varcherò, se l'accenni, il mar profondo, E scorrerò, quant'egli è uasto, il mondo. L'esser' fra tanti eletto A ricondurti alla Regal' tua sede, È di lieue fatica ampia mercede. In sì lungo camino ogni timore; Tu fai, che in ogni lido Il secolo del ferro i pensier' d'oro, Per l'opere del ferro il secol' d'oro. Già cotant'alto il mio ualor' non sale, Angelica; ma quale Egli pur sia, su questa spada il giuro, O con essa morir' pugnando ardito, O salua ricondurti al patrio lito.
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