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Giulio Rospigliosi Il palazzo incantato IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena XV
Lassa, in che strani modi Amor' m'ha uinto! Schernisce ogni contesa, Prouo, ch'ei cede, e non sa far difesa. Che, doue inalza Amor' sua face ardente, [616] Raro, o non mai perdona al petto ignudo, Ma quanto tardo è più, tanto è più crudo. A confessarlo il petto Dalle sue proue istesse hoggi è sospinto. Lassa, in che strani modi Amor' m'ha uinto! Ah, più che mai s'auuiua il mio sospetto! Già di ben mille amanti Fui sorda alle preghiere, e cieca a i pianti; Già fui, ma che mi gioua, Se mentre è uolto alla natia mia sede Entro a nascosi lacci inciampa il piede, Lassa, in che strani modi, Amor' m'ha uinto? Seppe sprezzar' cento tempeste, e cento Più sempre inuitto al minacciar' del uento. Misero, ma che prò? s'ei resta alfine Quando meno il pensò, uicino al Porto. O quante uolte a lacrimar' è spinto! Lassa, in che strani modi Amor' m'ha uinto! Non fu senza ragione il mio cordoglio. ...perché non mi lasciasti Affrettasse a piagarmi i uanni aurati? Tacer' non posso, oue sì fiero è il danno. A costei fingerò, Che nouello desire in me s'accoglia, E forse ogni sua uoglia Discoprirò con innocente inganno. Angelica, gl<i> amori: ei per me troppo Fu incostante, e leggiero, E sol di hauerlo amato il cor si duole. Angelica (da sé) Ma quel caldo sospir' la scopre Amante. Solo però gradita Fu la tua fiamma, e fu la mia schernita. Hora di schernir' me forse ti piace. Ma non però mi doglio, Vie più d'ogn'altra auuenturosa, e bella, Tu gl<i> auuentasti al sen dolci quadrella. Troppo è dal uero il tuo pensier' distante. Eh, Bradamante, Non nego. Amo bensì, ma non Ruggiero; E di somma beltà forza immortale. L'alta necessità del mio tormento.
Prefissa è nobil' meta al tuo desio. Ma così il Cielo appresti [619] Per te lieti successi a i dolci ardori, Quella gemma, il cui uanto ogn'altra eccede? Ond'io fuggissi irreparabil' morte. Per te gioisco, Amica, e mi consolo. Non inuidio a te, no, piango il mio duolo.
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