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Giulio Rospigliosi
Il palazzo incantato

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  • ATTO TERZO
    • Scena III Fiordiligi
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Scena III

Fiordiligi

 

In qual chiuso confine, [636]

Brandimarte, t'arresti?

E tu, con aspro affanno,

Perché m'inuoli, o Ciel, ciò, che mi desti?

Deh, come insieme uanno

Co i doni le rapine?

D'acutissime spine,

Priua di tua sembianza,

O mio sposo, e signor', l'alma è trafitta;

Ma più, ch'altro mi doglio

Del tuo proprio cordoglio.

Deh, se rende giamai tua mente afflitta

Questa ria lontananza,

Se mai pena t'assale

(Ma il Ciel non uoglia) alla mia pena eguale,

Che tua son, ti rammenta,

E la speme sicura

Della mia salda fé tempri ogni cura.

A te sen corre ogni mia uoglia intenta;

In te, uie più, ch'entro me stessa, io uiuo.

Dunque, se intender' brami,

Mentr'anche non mi uedi,

Quali sian le mie fiamme, a te lo chiedi.

 

 




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