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Giulio Rospigliosi
Il palazzo incantato

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  • ATTO TERZO
    • Scena VII Dame, e Caualieri
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Scena VII

Dame, e Caualieri

 

Doralice

Hor fin qui basti. [645]

cinque Caualieri

Basti!

Orlando

Homai l'ingegno

Volga ciascuno a racquistare il pegno.

Angelica, il mio cenno

Schiuare hor non si puote.

Angelica

Ben è ragion', che accinto

Sia d'obedire al uincitore il uinto.

Orlando

Da te, che mostri ogni uirtù palese,

Vdir bram'io di breui carmi il suono.

Angelica

Se più di quel, ch'io sono,

La tua lingua cortese

M'esalta, o Caualiero,

Apparirà ben presto

Assai minor' delle tue lodi il uero.

Dunque più non si tardi,

A cantar' già m'appresto

Se co' placidi sguardi.

Ma tu stesso, e Prasildo, hor se u'aggrada,

Su gl<i> arguti istrumenti

Meco spiegate armoniosi accenti.

Angelica, Prasildo, Orlando

Se con placidi sguardi

Filli mostra pietà, [646]

Io benedico i dardi,

Ché saette più dolci amor' non ha.

Ma non però mi pento

Del mio lungo tormento,

Se sdegnati gli gira,

Ché son belli quei lumi anco nell'ira.

Gradasso

O gentil' Doralice,

O Mandricardo ardito,

Voi, che pur siete il fiore

Di beltà, di ualore,

Con scambieuol' quesito

Fate de' fiori il gioco,

E non prendete a sdegno

Che frutto sia de' uostri fiori il pegno.

Doralice

Vn fior tu sei.

Mandricardo

Che fiore?

Doralice

Vn fior d'oliuo:

Solo un tuo sguardo è la cagion', ch'io uiuo.

Mandricardo

Vn fior tu sei.

Doralice

Che fiore?

Mandricardo

Vn fior d'alloro:

Solo un tuo sguardo è la cagion', ch'io moro.

Orlando

Di riscuoter' bramosa

La tua catena aurata, o Fiordiligi,

Che cosa dourai fare? [647]

Fiordiligi

A te sta il comandare.

Orlando

Con qual arte un Caualiere

Nella grazia di sua Dama,

Che dagl<i> èmoli si brama,

Può sperar' d'esser' primiero?

Dinne il modo, e prendi il pegno.

Fiordiligi

Studij d'esser' il più degno.

Orlando

Per il tuo pegno, Iroldo,

Comando, o pur dimando?

Iroldo

Il Comandare

Proprio è di te, che sai dar legge all'alme.

Orlando

Saranno al comandare uniti i preghi.

Hor da te non si neghi

Terminar' breui Carmi in queste note.

Iroldo

Senza luce il sol risplende;

Cinta il crin d'aurate bende,

Sorge in Ciel l'Alba nouella;

E restando iui ogni stella,

Senza luce il sol risplende.

Olimpia

Fioralba, hor, che a me tocca,

Vn breue enigma a dichiarar' t'inuito,

E se t'aggrada, il proporrò col canto.

Fioralba

Pendo dalla tua bocca.

Olimpia

Non sono augello, et ho le penne, e uolo,

Sì che gl<i> occhi in seguirmi anco son lenti;[648]

Son ministro di sdegno, autor di duolo;

Con la lingua ferisco, e non ho denti;

Et all'hor, che la mano

Più uuol tirarmi a sé, più uo lontano.

Fioralba

Ciò, che la lingua oscuramente accenna,

La destra a me palesa:

Da te lo strale a denotar' s'elesse.

Mandricardo

In sì placida schiera,

Scioglier' la lingua al canto

Non sdegnar' o Guerriera,

Di cui l'ardire, e il uanto

Già nell'armi si stese

Dall'uno all'altro Polo.

Marfisa

Mi solleua dal suolo

Il tuo fauor' cortese.

Angelica

Comincia homai, ché, già sospesi, i uenti

Dolcezza apprenderan' da' lieti accenti.

Marfisa

Si tocchi Tamburo,

Risuoni la tromba,

Di strage, di Guerra

Già l'aria rimbomba.

L'assedio ha ristretto,

Per prendere Amore,

Con dolce rigore

La Rocca del petto; [649]

Ma mentre mi sfida

Con uaga sembianza

Bellezza homicida,

Sua nuoua possanza

Io punto non curo.

Si tocchi Tamburo [etc.]

Le uoglie costanti

Già muouon' l'assalto;

Ma il cor, ch'è di smalto,

Non teme i lor uanti.

Son rotti i sospiri,

Lo stuolo uien meno;

D'accesi desiri

Gioisce il mio seno,

Di uincer' sicuro.

Si tocchi Tamburo [etc.].

 

Ferraù

A sì lieta armonia succeda il ballo.

Dunque Alinda, e Temesto

Con Perilla, et Armallo

Muouin' danza gentile,

E della nobil' cetra al dolce inuito

Scorra in uarie mutanze il piè spedito.

 

 




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