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Giulio Rospigliosi
Il palazzo incantato

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  • ATTO PRIMO
    • Scena II Atlante
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Scena II

Atlante

 

Tra tant'altri Guerrieri, Orlando alfine [541]

Pur messe il piè nell'incantata soglia;

Ma non fia già, che da sì bel confine

Ei di leggier' si scioglia

Però, che, sempre a nuoui inganni intento,

A chi tra queste mura il piè ripone,

Dall'aperta prigione

Il partir non consento,

Ma con mentite larue,

Cangiando ogn'hor, ch'è d'uopo,

L'inganneuol' sembiante,

Sembro hor Ninfa, hor Valletto, et hor Gigante.

Così chiuso, o Ruggiero, io qui ti serbo,

Benché forse a te spiaccia,

Per inuolarti al tuo destino acerbo,

Che nel tuo uago April' forte minaccia.

E che non fei per prolongare illesa

Vita sì degna a più tranquilla sorte?

Alto Castello, e forte

Eressi in sua difesa;

Poscia, benché celato,

A lui sempre uicino,

Il riparar' da più d'un colpo irato [542]

Dell'auuerso destino,

Solo a ciò uolta ogni mia cura, ogn'arte,

E sol perch'egli uiua

In sì remota riua

Fuor d'i rischi di Marte,

Poscia inalzai questo Palagio altero:

Tanto rileua il conseruar' Ruggiero.

Nel tener' qui sì gran uirtute ascosa,

Rigido forse io sembrerò, ma pure

Con crudeltà pietosa

Per dar rimedio al male,

Pria, che uada crescendo a poco a poco

Il periglio mortale,

Opra medico industre, e ferro, e foco.

 

 




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