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Giulio Rospigliosi
Il palazzo incantato

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  • ATTO PRIMO
    • Scena XIV Atlante, Olimpia, Choro di otto Ninfe
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Scena XIV

Atlante, Olimpia, Choro di otto Ninfe

 

Atlante

Per la frondosa riua

A passi tardi, e lenti [570]

Ecco soletta una Donzella arriua.

Di trarla nel Palagio homai si tenti.

Qualunque hoggi t'inuita

Elezione, o sorte,

Della magion' gradita

Alle sublimi porte,

Prosperi i Cieli appella,

Poiché qui trarre i giorni in lieta pace

Potrai, nobil' Donzella.

Olimpia

In pace no, che se fan guerra al seno

Amor' crudo, empia sorte,

Non fia, che per me splenda il ciel sereno

Fin, che io non giaccia, ohimè, trofeo di morte.

Né solo è mio cordoglio,

Che de' suoi strazij amore

Mi fe' misero esempio;

Ma più, ch'altro mi doglio

Di hauer' creduto a un empio.

Inerme abbandonata, anzi tradita

Da menzognero Amante,

Alla selua romita

Narro l'angoscie mie sì graui, e tante,

Fatta homai, fra quell'ombre, un'ombra errante.

Deh, lascia, ch'io ritorni, oue son uolta,

A ridir' l'altrui frodi, i miei tormenti [571]

Alle fiere, alle piante, all'onde, a i uenti.

Atlante

Ah, non partire, ascolta:

Trouerai qui cento Donzelle, e cento,

Nella cui lieta schiera

Si renderà più lieue il tuo tormento.

Gioui la speme, a chi sospira, e s'ange;

Ogni pena più dura il tempo frange

Con inuitta possanza.

Olimpia

Non crede un'infelice a gran speranza.

Atlante

Voi, Donzelle gradite,

A gentil' Peregrina incontro uscite,

Voi con dolce diporto

Fate, ch'habbia conforto

L'alma ne' dolor' suoi.

quattro Ninfe

Eccone!

otto Ninfe

Eccone, eccone a i cenni tuoi!

Di Cupido entro alla Reggia

Godi homai l'hore serene;

Mal conuiene,

Doue Amor' ha regno, e uanto,

Che di pianto

Vna stilla pur si ueggia:

In sì beato Albergo ogn'un festeggia.

Sia lunge dal fior degl<i> anni

Il gel d'aspro tormento; [571 bis]

Pur troppo sul crine d'argento

Vn nembo pioue d'affanni.

(a due)

Chi poté sperar' mai scampo

Dall'onte del tempo auaro,

Se al mondo ciò, che è più caro,

Sparisce con piè di lampo?

(a quattro)

Se il sole tramonta, e cade,

Più uago ride col giorno;

Ma passa, né fa ritorno

Il pregio di fresca etade.

(a otto)

Sia lunge dal fior degl<i> anni [etc.]

(a due)

All'Aura, che dolce spira,

Si sciolga la uela audace,

Che l'onda, ch'immobil' giace,

Fremendo poscia s'adira.

(a cinque)

Sen fugge spiegando il uolo

Bellezza, che l'Alme ancide,

Qual Rosa, che mentre ride

Languendo ne cade al suolo.

(a quattro)

Sì, sì, gioisca il cor, sia lunge il duolo.

Olimpia

Di render' grazie a tanta grazia eguali

Già non presumo, e la mia lingua è muta.

Ben folle è chi rifiuta

Opportuno conforto a' suoi gran mali.

Andianne, oue a uoi piace, [572]

Che mercé uostra i miei dolor' consolo.

(a otto)

Sì, sì, gioisca il cor, sia lungi il duolo!

 

 

 

 




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