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Giulio Rospigliosi
Il palazzo incantato

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  • ATTO SECONDO
    • Scena IV Iroldo solo
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Scena IV

Iroldo solo

 

Par, che m'accenni il core,

Che Prasildo nel Bosco homai riprenda

Le mie lunghe dimore;

Ma doue Amor' dà legge all'altrui uoglie,

Esser' chi può, che d'obbedir' contenda?

Io per partir' mi muouo,

E pur la uia non trouo

D'uscir' da queste soglie,

In cui uist'ho colei,

Che dà luce, e conforto a gl<i> occhi miei.

Ella, che strinse il cor, mi lega il piede;

Ma in sì dolci catene

Il seruaggio è uentura,

Fortunata è l'arsura;

Né chieggio altra mercede, [584]

Se non, che le mie doglie a lei sian note,

Ch'un misero non puote

Hauer' pena maggiore,

Che senza far palese

La fiamma, a chi l'accende,

Imprigionar' nel petto il suo dolore.

Così mai, fastose mura,

Dal uostro seno

Ampia suentura

Non inuoli il bel sereno.

Per pietà di mie doglie,

Deh, mentre in uoi s'accoglie

Colei, che solo adoro,

Ditele, ch'io languisco, e ch'io mi moro.

 

 




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