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Giulio Rospigliosi Il palazzo incantato IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena XIV Bradamante, Nano
Bradamante Se qui più nulla io spero, Homai che fo nell'abborrita soglia? Tu qui resti, o Ruggiero; Tu resti, io fo partita, et in tua uece Verran' Compagni eterni alla mia uoglia Dispetto, gelosia, furore, e doglia. O gioie, oue fugiste? O promesse, o speranze, oue ne giste? Nano Bradamante! Bradamante Chi chiama? Nano Vn messaggiero. Bradamante E chi l'inuia? [613] Nano Ruggiero. Egli pria, che tu parta, Brama del suo dolor', della sua fede Trouar' qualche pietà, se non mercede. Bradamante E qual è la sua fede? Nano Míralo in questa carta. Bradamante Se falso è chi le scrisse, Come creder si puote, Che uere sian le note? Nano Prendi, deh, prendi homai; Non si nieghi a Ruggier' grazia sì lieue. Bradamante Quest'appunto si deue A mutabile Amante. Nano Ohimè, che fai? Poni, o Signora, all'ira tua ritegno, E prenda alma gentil' lo sdegno a sdegno. Bradamante Vanne, e palesa il tutto a chi t'inuia. Ciò, ch'egli men desia, Ascoltando Ruggiero, Tingerà forse di rossor' la guancia. Nano Sarebbe nuoua, in uero, Da sperarne la mancia. Bradamante Ah, che fai, Bradamante? E chi non uede, Ch'homai pur troppo il tuo disdegno eccede? Se d'udir sua richiesta [614] Qual Amante a lui nieghi, Odilo qual nemica: anche un nemico Ad ascoltar' s'arresta Tal'hor dell'altro, e le ragioni, e i preghi. Che sai, se non le miri, Ciò, che il Guerriero in quelle righe accenna? Forse, che la sua penna Hauria reso più lieui i tuoi martíri. Sento ben io le tacite querele, Onde il lacero foglio, Rimprouerando a me l'alma crudele, Accresce il mio cordoglio, E quante sono al suol diuise, e sparte Da spietato rigore Le suenturate carte, Tanti son dardi a trapassarmi il core. Ma sagace pensiero Pur anco mi sospinge A rintracciar' tra queste note il uero. (Legge le lettera stracciata in pezzi) "Se non di troppo amarti..." "A te ne uiene..." "E pur[e] misero il prouo..." "In che t'offesi, in che?" "Nunzia di pene..." "Ma più, ch'altro mi pesa..." [615] O sorte! Ecco ne trouo Non poca parte illesa: "E se la nobil' gemma altrui pur diedi Che di tua destra è dono, Non però, come credi, Teco infedele io sono. Generosa pietà così chiedea Per sottrarre alla morte un Innocente". Respiro, e già la mente Scorge qualche sereno in mezzo all'ombre. Ma di là scende Angelica pensosa; Qual cura il sen le ingombre Raccoglierò tra queste loggie ascosa.
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