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Giulio Rospigliosi
Il palazzo incantato

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  • ATTO SECONDO
    • Scena XVII Astolfo, et altri Caualieri, e Dame
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Scena XVII

Astolfo, et altri Caualieri, e Dame

 

Astolfo

Entro all'ampio Giardin', in cui l'autunno

Suoi tesori difende,

Serba insieme ridenti eterno Aprile

L'herbette, i fiori, e l'onde,

E Zeffiro gentile

D'ogni fiorito stelo

Gl<i> odori inuola, e ne fa ricco il Cielo.

Temo però non sia

Questa sublime stanza

Effetto di magía:

Troppo il suo chiaro pregio ogn'arte auanza.

Olimpia, s'io non erro, hor qua sen uiene,

Ma con uolto però turbato, e mesto.

E doue, Olimpia, e doue...?

Olimpia

Ahi, che Drago funesto! Il piè tremante

Appena mi sostiene.

Astolfo

Deh, qual tema hor ti moue?

Olimpia

Volgerò il guardo altroue [621]

Per non mirar' sì rigido sembiante,

Ché non ho tanto ardire

Da mirar' l'empio mostro, e non morire.

Alceste

O mia gentil' Hippalta,

Deh, dimmi, e qual nouella a me tu porte?

Di uita, o pur di morte?

Che disse Lidia ingrata,

Mentre a lei palesasti i miei tormenti?

Astolfo

Alceste, hor che fauelli?

Come Hippalta m'appelli?

Alceste

Ah, non prendere in gioco i miei lamenti!

Cacciatore

Ecco il Pastore infido.

Come ardisti cotanto? Hor hor mi rendi

Il rapito Liu[e]riero, o ch'io t'uccido.

Astolfo

Che parli? e qual Liuriero?

Cacciatore

Quel, che dianzi inuolasti in su quei Colli.

Astolfo

Questo temo io, che in uero

Sia l'Albergo de i folli.

O mia uentura! Ecco Prasildo arriua.

Il Ciel t'aiti.

Prasildo

O ueglio empio,

Di menzogne inuentore, fabro d'inganni...

Astolfo

Io son di fede, e di candore esempio.

Prasildo

...solo alla bianca chioma, e solo a gl<i> anni

Io condono ogn'offesa. [622]

Astolfo

Almeno a me palesa

Di che ti lagni. Io non l'intendo ancora.

Prasildo

Non giurasti pur hora,

Che m'attendeua Iroldo al fonte appresso?

Doppo inutil' dimora

Fuor, che le tue menzogne, altro non uidi.

Astolfo

O che tu mi deridi,

O che dèi uaneggiar', Prasildo mio.

Prasildo

Vaneggi tu, non io!

Donna

Ecco la fera al uarco

Onde non fuggirà,

Non fuggirà, no, no,

Ch'io con quest'arco

L'atterrarò, l'ucciderò.

Mandricardo

Donna, se a' dolci rai

Cortese alma risponde,

Deh, mi palesa homai,

Oue il mio ben s'asconde.

Astolfo

Mandricardo infelice,

Ond'è, ch'hoggi il tuo senno a terra cade?

Mandricardo

Rendimi, per pietade,

Rendimi Doralice!

Astolfo

O strana confusione!

Dama

Caualieri, accorrete,

Ch'un superbo leone

Caduto è nella rete,

Accorrete, accorrete!

Sentite come rugge?

Sollecitate il piè, perch'ei sen fugge!

Marfisa

Contro a terribil' fera

S'armi audace ogni schiera;

Ma uoi, Donzelle, ah, non uolgete i passi

Ver la belua fremente,

Ché in così angusto campo,

S'altri non cerca scampo,

Ohimè, potrebbe insanguinare il dente.

Atlante

Per chiamare ogni Duce,

D'ogn'intorno il Palagio homai rimbombe

Di Timpani, e di Trombe.

Choro

Sù, sù, Guerrieri, all'armi!

Quell'empio si disarmi,

Deh, non s'indugi più!

Sù, sù, all'armi, [sù] sù!

La uostra alta uirtù

Hoggi non si risparmi

Sù, sù, Guerrieri, all'armi!

 

Orlando

Veggo il fero Gigante,

Ch'è solo a sé nel mal oprar' simíle.

Stringerò dunque alla tenzone il brando.

Astolfo

Non mi conosci, Orlando? [624]

Orlando

Troppo mi sei tu noto, Anima uile.

Gradasso

Volgiti a me!

Astolfo

Gradasso?

Orlando

Ah, Traditore!

Gradasso

Rodomonte, ecco il campo,

Oue mostrar' con questa spada io spero,

Che le Donne oltraggiando,

Sei folle, e menzognero.

Ché non riuolgi alla contesa il brando?

Perché tacito resti? Ou'è l'orgoglio,

Ch'era già tant'audace?

Altro homai, che sospiri il tempo chiede!

Quella lingua fallace

Stirpare io uoglio, e poi calcar' col piede.

Astolfo

Astolfo, che farai? Di far partita

Non permette il furore,

Onde cinto ti uedi.

Choro di Caualieri, Bradamante, Marfisa

Cedi, già uinto, cedi!

Astolfo

Dal graue rischio, oue ristretto io sono,

D'uscir' in darno tento,

Se non m'aita il formidabil' suono.

 

Tutti

O terrore! O spauento!

Orlando

A ceder mi sospinge

Vn incognito affetto, e non timore

Choro di Cavalieri, Bradamante, Marfisa

Se fugitiuo il piè, stabil' è il core. [625]

È di non cauto ingegno indizio espresso

Cercar' per altrui prò danno a se stesso.

 

 

Choro di Damigelle

Via di qua uada ogni cura,

Che le gioie intorbidò;

Con la belua, ogni paura

Pur al fin si dileguò.

Più non si sente

La fera atroce

In suon feroce

Arrotar' l'iniquo dente.

Fuggì l'empia, e spenta fu.

Non più tema, [non] più, non più.

Ecco già più lieto il sole

L'alta mole

Splender' fa.

Via [uia] di qua [etc.]

Insieme accolte,

Donzelle ardite,

Scherzando gite,

Da sospetti il cor disciolte.

L'empia fera oppressa fu.

Non più tema, [non] più, non più.

Minacciar' nuouo periglio [626]

Toruo il ciglio

Non potrà.

Via [uia] di qua uada [etc.]

 

 

Fine dell'Atto Secondo

[627]

[628]




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