XXXV
Come il
marchese da Ferrara ebbe la città di Parma.
Nel detto anno,
all'uscita d'ottobre, mesere Azzo di quelli da Coreggia che tenea Parma, come
l'avea rubellata a mesere Mastino suo nipote per tradimento, come contammo
adietro, non potendola tenere, però che s'avea fatto nimico meser Mastino, e
per la continua guerra ch'aveano dal signore di Milano e da' suoi seguaci,
da·ccui anche s'era rubellato, ancora e traditolne, e da altri non potea avere
aiuto né soccorso; per trattato di meser Mastino della Scala faccendolo fare a'
marchesi, per danari in quantità di fiorini venti milia d'oro diedono la
signoria della terra ad Obizo marchese da Ferrara, che tenea Modona: e andòvi a
prendere la posessione meser Ghiberto da Fogliano uscito di Reggio con CCC
cavalieri, intra' quali furono VI bandiere di cavalieri del Comune di Firenze,
ch'erano al servigio del marchese. Per la qual cosa quelli da Gonzago, signori
di Mantova, che tenieno Reggio, spiacendo loro la detta impresa, parendo loro
rimanere assediati in Reggio, con tutta la loro forza e aiuto di meser Luchino
si ragunarono a Reggio. E poi pochi dì apresso il marchese da Ferrara in
persona, con sicurtà e licenza de' signori di Reggio, andò a Parma con M
cavalieri tra di sua gente e di quella del signore di Bologna e di meser
Mastino; e riformata la terra della sua signoria, e lasciatola fornita di sua
gente, se ne partì a dì VII di dicembre seguente per tornare a Modona e a
Ferrara; e mandò inanzi per isguarguato meser Ghiberto da Fogliano con CCC
cavalieri armati, e 'l marchese venia da uno miglio apresso colla sua gente quasi
disarmati, per la sicurtà avuta da quelli di Reggio. Quelli da Gonzago non
tennor fede, ma fuori di Reggio missono due aguati di loro gente, e come meser
Ghiberto da Fogliano co' detti CCC cavalieri fu nell'aguato, furono asaliti
dinanzi e di dietro, e inchiusi e presi; e chi·ssi volle difendere fu morto,
sicché tutti vi rimasono. E 'l detto meser Ghiberto con due suoi figliuoli e un
suo nipote presi, e più altri caporali conestaboli e buona gente. E come questo
tradimento sentì il marchese ch'era adietro, si tornò con sua gente in Parma
molto crucciato: e ripresi que' signori da Gonzago del detto tradimento, avendo
data la sicurtà e salvocondotto, e' si scusavano che·ll'aveano dato all'andare
ma non al tornare; ma sempre, chi usa tradimento, il vizio dello 'nganno è
aparecchiato e conseguente. I detti da Gonzago, coll'aiuto di meser Luchino da
Milano, il febraio vegnente, sentendo il marchese da Ferrara in Parma,
cavalcato in sul ferrarese insino presso a Ferrara a III miglia, levando grande
preda, e faccendo gran dannaggio a' marchesi. Per le quali cagioni l'altra lega
di Lombardi, meser Mastino della Scala, e il signore di Bologna, e quello di
Padova, co' marchesi, alla primavera seguente feciono oste alla città di Reggio
con più di IIIm cavalieri e popolo grandissimo, e chiusono sì i passi d'intorno
a Reggio, che non vi potea entrare gente né vittuaglia; e per li più si
credette non si potesse tenere. Né·ggià però meser Luchino e que' da Gonzago
con tutta la loro potenza non si vollono afrontare a battaglia co' nimici, ma
stavano alle frontiere al borgo a San Donnino e altre loro castella di reggiana
a·ffare guerra guerriata in su quello di Parma e all'oste ch'era sopra Reggio.
Ma per la state vegnente corruzione si cominciò nella detta oste da Reggio e
infertà e mortalità, e intra gli altri di rinomo vi morì meser Francesco di
marchesi da Esti, e meser Maffeo da Ponte Carradi capitano dell'oste e più
altri; e simile dell'altra parte, onde per necessità si levaro e partiro le
dette osti all'entrante d'ottobre MCCCXLV.
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