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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro tredecimo
      • XLVII               Come il re Adoardo d'Inghilterra venne in Fiandra, e mandò sue osti in Guascogna e 'n Brettagna contro al re di Francia.
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XLVII

 

           

Come il re Adoardo d'Inghilterra venne in Fiandra, e mandò sue osti in Guascogna e 'n Brettagna contro al re di Francia.

           

Nel detto anno MCCCXLV Aduardo il terzo re d'Inghilterra fece un grande aparecchiamento di navile e di gente d'arme, per passare di qua da mare nel reame di Francia, ch'erano fallite le triegue. E del mese di giugno mandò il conte d'Ervi suo zio, cugino della casa reale, in Guascogna con CC navi cariche di cavalieri e d'arcieri. E mandò il conte di Monforte in Brettagna, a·ccui la duchea di quella a ragione succedea, come dicemmo adietro, con altre CC navi con gente d'arme assai a·ccavallo e a piè; e quello che' detti due signori colle dette armate adoperarono in Brettagna e in Guascogna diremo ordinatamente nel presente capitolo.

Lo re Aduardo in persona col figliuolo con altre CC cocche, overo navi, con gente d'arme assai, arrivò alle Schiuse in Fiandra a VI di luglio, con intenzione e con ordine e trattato colle Comuni di Fiandra di fare conte di Fiandra il figliuolo; e il duca di Brabante d'altra parte avea trattato con Luisi conte di Fiandra lega e compagnia, e fatto matrimonio e parentado co·llui, e dava al suo figliuolo la figliuola del duca per moglie, e dovelo rimettere colle sue forze di Brabanzoni nella signoria della contea di Fiandra. E stando il re Aduardo alle Schiuse sopra i detti trattati, ed esendo andati al re d'Inghilterra Giacomo Artivello di Guanto, caporale e maestro di tutta la Comune di Fiandra, con altri ambasciadori di Guanto e dell'altre ville di Fiandra, e dopo molti parlamenti i detti ambasciadori si partiro inn-accordo col re; Giacomo d'Artivello vi rimase col re alquanti per trattare, secondo si disse, sue ispezialtadi, onde gran sospetto generò nelle Comuni di Fiandra; e·llui tornato poi a Guanto, facea come signore sgombrare certi palagi e case di borgesi di Guanto, e fare l'aparecchiamento per lo re d'Inghilterra, che·vvi dovea venire; o per lo sospetto preso, o per l'aroganza del detto Giacomo, o per operazione del duca di Brabante, certi della Comuna di Guanto levaro la terra a romore, e corsono, e combattero e assalirono alle case il detto Giacomo d'Artivello, apellandolo per traditore; ed elli con suo séguito si difendea, e uccise due della Comuna, e molti fediti. Alla fine non potendo durare all'esercito del popolo, fu morto elli e 'l fratello e 'l nipote con bene LXX suoi amici e famigliari, e disfatte le sue possessioni. E·cciò fu XVIIII di luglio. E fecesi capo della Comuna di Guanto uno...

E come adietro dicemmo in altro capitolo di fatti di Firenze, tali sono le fini degli uomini troppo prosuntuosi, e che·ssi fanno caporali de' loro Comuni; e questo basti a tanto. Lo re Aduardo sentendo le dette novità, e non vegnendogli fornito in Fiandra il suo trattato, si partì con suo navilio dalle Schiuse, e tornossi inn-Inghilterra; e fece divieto che lane, né vittuaglia, né suo navilio, né altro che partisse di suo paese, arrivasse in Fiandra o in Brabante, onde i Fiamminghi rimasono molto confusi. Bene si raconciarono poi co·llui, come si dirà in altro capitolo innanzi.

Il conte d'Ervi arrivato in Guascogna si puose ad asedio della città di Bergherago, che teneno i Franceschi, ch'era del siri delle Brette, del mese d'agosto del detto anno. Il siniscalco di Guascogna per lo re di Francia, e il conte di Peragorga con D cavalieri e Xm pedoni vennero di notte per soccorrere la detta terra, credendo improviso avere sopreso il conte d'Ervi e sua oste; il quale stando di e di notte in buona guardia, si difese francamente dal detto assalto, e misero inn-isconfitta la gente del re di Francia, ove ne rimasono molti morti e presi. E poi il conte d'Ervi con sua gente combattero la terra, e per forza l'ebbono, ove fu grande uccisione e ruberia.

E sogiornando il detto conte d'Ervi alla detta città di Bergherago con suoi Inghilesi e Guasconi di sua parte, l'oste del re di Francia, in quantità di IIIm cavalieri con gente a piè innumerabile, la maggiore parte Guasconi e di Linguadoco, essendo allo assedio dell'Albaroccia in Guascogna, che tenieno gl'Inghilesi, e meser Gianni figliuolo del re di Francia con più di Vm cavalieri, con gran baronia di Franceschi, era a... presso a X leghe dell'Albaroccia; e per isdegno dell'Inghilesi, avendoli per niente, non volea esere al detto assedio. Gli asediati sentendosi molto stretti, mandaro al conte d'Ervi per soccorso, o a·lloro convenia rendere la terra. Il quale conte d'Ervi, come valente signore, non temendo di tanta cavalleria e potenzia del re di Francia, ch'avea al detto assedio e nel paese con messer Gianni di Francia, si partì da Belgeraco con quanta gente potéo con seco menare. E quando s'apressaro a' nimici, quelli ch'erano a·ccavallo scesono tutti a piede, lasciando i cavalli adietro a' loro fanti, ch'erano da MCC cavalieri e arcieri e gente a piè innumerabile, e assalirono così a piede la detta oste una mattina al punto del giorno, XXI d'ottobre del detto anno, ove fu aspra e dura battaglia, e grande uccisione dell'una parte e dell'altra; e durò infino al mezzogiorno, che non si sapea chi avesse il migliore. Alla fine essendo malmenata la gente del re di Francia d'uccisione di gente e di loro cavalli, l'Inghilesi e Guasconi di loro parte i cavalieri rimontarono freschi in su i loro cavalli, e per forza d'arme missono in volta e inn-isconfitta la gente del re di Francia, ov'ebbe molti morti e presi. Intra gli altri signori presi furono messer Luigi di Pittieri, il conte di Valentinese, il conte della Illa, il visconte di Nerbona, il visconte di Vilatrico, il visconte di Caramagna, messer Rinaldo d'Uosi nipote fu di papa Clemento V messer Ugotto dal Balzo, il siniscalco di Tolosa, e più altri signori e baroni, quasi tutti di Linguadoco; i quali si ricomperarono per loro raenzione più di libre Lm di sterlini. Messer Giovanni di Francia, che v'era presso colla sua baronia di Francia, come detto avemo, non venne al soccorso, né·ttenne campo, ma·ssi tornò adietro; onde gli fu messo in gran viltade, e preso grande sospetto per quelli di Linguadoco che tenieno col re di Francia. E per le dette due vittorie al conte d'Ervi e sua gente s'arenderono tra in Guascogna e in tolosana più di C tra città, terre e castella murate. E in questi tempi i Normandi, ch'erano sotto al re di Francia, feciono tra·lloro Comuna al modo de' Fiamminghi, non ubidendo gli uficiali del re di Francia, e' loro caporali trattando col re d'Inghilterra cospirazione, la qual poco tempo apresso partorì gran cose. Sentendo le dette novelle il papa e' cardinali di tanta commovizione del reame di Francia per la detta guerra, vi mandò di presente due legati cardinali, messer per mettere pace o triegua tra' detti signori, ma niente ne poterono fare; però che 'l papa era troppo parte in sostenere le ragioni del re di Francia, più che quelle del re d'Inghilterra, onde poi acrebbe molto male, come inanzi faremo menzione. E volle il papa proccedere contro al re d'Inghilterra, ma di ciò non ebbe concordia con gran parte di suoi cardinali, e però rimase. Essendo state in Guascogna le soprascritte battaglie a danno de' Franceschi, messer Giovanni di Francia con tutta sua gente, ch'erano grandissimaccavallo e a·ppiè, puose assedio al forte castello d'Aguglione, e giurò di non partirsene mai che l'avrebbe; dentro v'avea buona gente d'arme Guasconi e Inghilesi; e spesso meser Giovanni facea combattere il castello, e que' dentro sovente uscivano fuori a scaramucci e assalire il campo. Avenne che a XVI di giugno venendo da Tolosa per lo fiume all'oste de' Franceschi due grosse navi cariche di vettuaglia e d'arnesi da oste, quelli d'Aguglione uscirono fuori per terra e per acqua, e per forza combattendo presono le dette navi e miserle nel castello con gran danno di nimici, andando con grand'audacia infra·ll'oste di Franceschi prendendo e uccidendo, onde tutto il campo de' Franceschi fu ad arme, ch'era innumerabile gente, e per la loro moltitudine sopresono loro nimici ch'erano usciti d'Aguglione all'asalto dell'oste. Inanzi che tutti si potessono ricogliere al castello, ve ne rimasono assai morti, e presi gl'infrascritti caporali; messer Allessandro di Camonte, Guiglielmo Pomieri, il siniscalco di Bordello, il signore di Landiros, il signore di Pomiere, Ugo fratello del signore di Signaco, il visconte di Tartas fratello del signore di Soveraco, Giovanni Colombo di Bordello, tutti Guasconi, i quali più si scambiaro con parte di presi detti di sopra. Il conte d'Ervi con sua oste venne verso Aguglione, e rifornì il castello di gente e di vittuaglia. Lasceremo alquanto di questa matera per dire d'altre novità, ma assai tosto ci torneremo; però che·lla detta guerra dal re di Francia a quello d'Inghilterra crebbe diversamente, come inanzi faremo menzione.

 




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