XLIX
Come i
Fiorentini s'accordarono con meser Mastino della Scala di danari gli restavano
a dare per la compera di Lucca.
Nel detto
anno e mese d'agosto, essendo meser Mastino della Scala in discordia co'
Fiorentini per li danari restava ad avere dal Comune di Firenze per la matta e
folle impresa di comperare da·llui la città di Lucca assediata, come adietro è
fatta menzione, domandando meser Mastino tra di resto e d'amenda più di CXXXm
di fiorini d'oro, i Fiorentini saviamente feciono ordine e dicreto che più
stadichi non gli si mandassono, sì che allo scambiare, dove n'avea XII non
avesse XXIIII, i vecchi e' nuovi, abandonando quelli che v'erano, e·cche nullo
Fiorentino stesse in sue terre, se non a·lloro rischio; onde meser Mastino
crucciato rinchiuse in cortese prigione li XII stadichi ch'avea, e fece
prendere quanti Fiorentini avea in Verona e Vincenza. E nota, lettore, a·cche
fine riescono le compagnie e imprese da' Comuni a' tiranni e se mesere Mastino
si seppe vendicare con danno e vergogna del nostro Comune delle ingiurie e
guerra fatta contra·llui co' Viniziani insieme, come lungamente adietro facemmo
menzione. Avenne poi per bisogno che meser Mastino ebbe di moneta per la
'mpresa fatta fare al marchese da Ferrara dell'oste da Reggio contro quelli da
Gonzago signori di Mantova, e per procaccio del marchese da Ferrara ch'era
stato mediatore del sopradetto mercato di Lucca da' Fiorentini a meser Mastino,
mandò al Comune di Firenze che volea aconciare la quistione, i quali vi
mandarono discreti ambasciadori. E venne meser Mastino in persona a Ferrara,
e·llà si diè fine al detto accordo per LXVm di fiorini d'oro, quitando tutto
all'uscita del mese di settembre, promettendolo di pagare infra due mesi. La
quale civanza del detto pagamento si trovò in Firenze di presente per uno
ordine ch'allora si fece per lo Comune, che quale cittadino dovesse avere dal
Comune danari per li presti vecchi, prestandone altrettanti contanti, fosse
assegnato sopra le gabelle ordinate a meser Mastino infra due anni di riavere i
vecchi e nuovi prestati; e trovossi la civanza di presente, che·ffu bella cosa;
e meser Mastino fu pagato, e finì il Comune, e tornarono li stadichi.
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